“LA RICCHEZZA NASCOSTA. Dal territorio di FERMO ai territori del MONDO … e ritorno!” ed. ALOE 2024
Volume 1: anni 1999-2010; Volume 2: anni 2011-2023

Copertina del 1mo Volume

I 25 anni dell’Associazione missionaria ALOE sono stati anche 25 anni di tentativi di presenza nella cultura locale per aprirla alla solidarietà e alla fraternità universale che è l’obiettivo primo della missionarietà. I nostri Convegni, seminari, incontri, corsi di formazione hanno sempre avuto questo scopo dichiarato: incidere sulla cultura per una formazione alla mondialità. Ci siamo riusciti? Non posiamo che esprimere perplessità in proposito quanto a cultura collettiva, ma certamente per tante singole persone l’esperienza non è passata invano.

Abbiamo sempre cercato di lasciare anche qualche traccia di questo nostro impegno: le nostre lettere di collegamento inviate a diverse migliaia di persone ogni sei mesi; il nostro canale Youtube “Aloemission” dove è possibile trovare tanti filmati e documentari da noi prodotti lungo il corso di questi anni; i nostri canali social “ALOE OdV” come Facebook, Istagram, ecc. Ma anche libri! Diari di volontari e missionari, epistolari, ecc. Libri pubblicati in proprio e in tirature molto basse, destinate soprattutto al cerchio delle nostre amicizie sul territorio. Scrivere un libro è qualcosa di molto impegnativo, e diventa davvero un peccato quando questo libro non è più proponibile perché sono andate esaurite le copie stampate!

Ecco, una delle attività con le quali vogliamo segnare questo nostro venticinquesimo compleanno, è anche quello di rimettere a disposizione questo nostro piccolo patrimonio della carta stampata, prodotto lungo il corso degli anni ed ora esaurito, le nostre lettere di collegamento e i nostri libri. Ma come? La tecnica ci offre oggi una modalità molto più immediata e meno onerosa: la pubblicazione online degli Ebook! Siamo ancora agli inizi, stiamo muovendo i primi passi, ma già qualcosa è reperibile!

Abbiamo iniziato la “celebrazione” dei nostri 25 anni con la pubblicazione di due corposi volumi nei quali abbiamo raccolto tutte le nostre lettere di collegamento, a partire dal gennaio 1999 fino al giugno 2023. Mille pagine circa di storia locale e universale, di interazione fra il nostro territorio e i territori del mondo dove operano o hanno operato missionari e missionarie del nostro territorio. “LA RICCHEZZA NASCOSTA. Dal territorio di FERMO ai territori del MONDO … e ritorno!

Desideri averli?

Bene questi due volumi sono ora disponibili sia in forma cartacea che come Ebook. Possono essere cioè acquistati e scaricati sui nostri dispositivi per pochi spiccioli e letti comodamente online. Per chi volesse approfittare di questa possibilità, i due volumi possono essere trovare ai seguenti link:

“LA RICCHEZZA NASCOSTA. Dal territorio di FERMO ai territori del MONDO … e ritorno!” Volume 1: anni 1999-2010

LA RICCHEZZA NASCOSTA. Dal territorio di FERMO ai territori del MONDO … e ritorno!Volume 2: anni 2011-2023

Man mano che pubblicheremo gli altri li aggiungeremo a questa pagina.

Ci auguriamo che siate in molti ad approfittare di questa possibilità e vi auguriamo “buona lettura” .

Il diario di una volontaria
I racconti bengalesi di Lucidio
Le lettere di Lucidio
Il diario di un missionario

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Appuntamento importante quello di sabato 24 Febbraio presso il CineTeatro Manzoni di Montegiorgio, alle ore 17.00 per il Convegno “25 anni di Aloe, 10 senza Lucidio”, convegno dedicato alla memoria del missionario montegiorgese Lucidio Ceci, che ha vissuto la sua intera vita in Bangladesh occupandosi soprattutto di lotta alla povertà tra le popolazioni tribali attraverso l’educazione scolastica, una sorta di Don Lorenzo Milani del Bangladesh, come è stato più volte definito.

Lucidio Ceci è infatti scomparso nel suo paese di adozione il 27 febbraio del 2014, all’età di 87 anni, in attività fino all’ultimo con la sua Associazione di Maestri Bengalesi, chiamata “Shuktara”, “la Stella del Mattino”, che nel periodo di massima attività era arrivata ad essere presente con i suoi maestri in circa 80 villaggi delle zone tribali del sudest del paese ai confini del Myanmar.

L’Associazione Aloe che quest’anno festeggia i suoi 25 anni di attività sul nostro territorio e con i missionari fermani sparsi nel mondo, è stata accanto a questo missionario e alla sua rivoluzione scolastica in una delle zone più povere e abbandonate del pianeta per circa 15 anni. Da qui il titolo del convegno “25 anni di Aloe, 10 senza Lucidio”.

Ricordiamo anche che al nome di Lucidio Ceci è stata dedicata la Scuola Primaria di Montegiogio che ora si chiama “Scuola primaria Lucidio Ceci” e che una lapide commemorativa dello stesso è stata apposta nella principale piazza della città.

Il convegno sarà aperto da tutte le autorità di Montegiorgio: il sindaco nonché presidente della provincia di Fermo Michele Ortenzi, il parroco don Pierluigi Ciccarè e la Dirigente scolastica prof.ssa Alessandra Pernolino. Seguiranno poi i due interventi principali, quello del missionario saveriano Padre Giacomo Gobbi, che traccerà la figura di Lucidio Ceci con cui ha condiviso tanti anni di Missione in Bangladesh; e quello del giornalista Maurizio Blasi che parlerà invece dell’attività dell’Associazione Aloe sul territorio, presentando anche i due volumi “La ricchezza nascosta” che raccolgono tutte le lettere di collegamento dei 25 anni di attività. Ci sarà poi una comunicazione della responsabile della Biblioteca di Montegiorgio, Laura Ciucani, che parlerà della presenza di Lucidio Ceci sul Web. Il convegno avrà infine l’onore di chiudersi con una Conclusione di S.E. Mons. Rocco Pennacchio, Arcivescovo di Fermo che sarà presente al convegno stesso.

Nel giorno successivo, Domenica 25 febbraio, alle ore 11.00 presso la Chiesa Collegiata dei SS Giovanni Battista e Benedetto, ci sarà la Celebrazione Eucaristica in ricordo di Lucidio, con la partecipazione del vescovo emerito di Fano Mons. Armando Trasarti e del missionario padre Giacomo Gobbi, amico di Lucidio.

L’obiettivo di questa due giorni però non sarà il ricordo di una importante figura consegnata ormai al passato, ma sarà soprattutto la volontà di mantenere vivo il sogno di Lucidio, il sogno di un mondo a misura di uomini veri anche negli angoli più sperduti del pianeta e tra le popolazioni più povere della terra. “Non c’è nulla più necessario di un sogno” era la frase che Lucidio amava ripetere e che ora è scritta sulla pietra nella piazza principale di Montegiorgio, nella lapide commemorativa a lui dedicata. Come l’altra frase, anch’essa iscritta sulla stessa pietra: “La vita è un fiore da donare, se no appassisce per sempre”. Il sogno di Lucidio deve continuare. Aloe si è impegnata a farlo.

Per chi non potrà essere presente fisicamente, il convegno potrà essere seguito online sulla pagina Facebook di ALOE OdV

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Una riuscitissima Tavola Rotonda fra realtà del territorio che si occupano dei minori stranieri non accompagnati. Un punto di partenza … !

Tavola rotonda fra le realtà del territorio interessate al minore straniero non accompagnato

Sabato 27 Gennaio 2024, presso l’Auditorium ‘Don Armando Marziali’ a Villa Nazerth di Fermo, si è tenuto il convegno su “Il minore straniero non accompagnato”, ultimo appuntamento del percorso formativo denominato “Dal territorio di Fermo ai territori del mondo”,  proposto da una rete di associazioni del territorio – l’Associazione missionaria ALOE, Famiglie Adottive  Insieme e Legambiente Marche – e sostenuta dal Centro Servizi per il Volontariato delle Marche. Percorso formativo che si era posto l’obiettivo di far emergere gli strettissimi legami che legano il ‘locale’ con il ‘globale’ dal punto di vista della solidarietà e cooperazione internazionale, delle tematiche climatiche e ambientali e delle problematiche minorili legate all’immigrazione.

Il Sindaco di Fermo,
Paolo Calcinaro apre i lavori.

Quest’ultimo appuntamento, curato in particolare dall’associazione Famiglie Adottive Insieme di Fermo, ha avuto il suo focus in una problematica molto particolare e molto importante che riguarda il minore nel contesto del fenomeno dell’immigrazione: l’incidenza sul nostro territorio della presenza di minori stranieri non accompagnati, arrivati cioè senza il supporto di familiari adulti. L’ottica con cui si è voluto affrontare il fenomeno è stata quella strettamente “territoriale”: quali realtà territoriali si trovano implicate nella risposta a questo fenomeno che negli ultimi tempi sta diventando una delle tante emergenze poste dal fenomeno migratorio? Il convegno infatti non ha voluto offrire il contributo di “esperti del settore” per una maggiore informazione dei cittadini sulla questione. Si è posto invece l’ambizioso obiettivo di far dialogare tra loro tutte le realtà effettivamente implicate attraverso una vera e propria “tavola rotonda” nella quale ascoltare tutte le voci, farle dialogare tra di loro nella  prospettiva di una maggiore sinergia e collaborazione. I vari relatori invitati sono stati di fatto i rappresentanti di altrettante realtà operanti sul territorio. Sono intervenuti infatti il Sindaco di Fermo, Avv. Paolo Calcinaro, il Vice Questore dott. Lorenzo Commodo, il Prefetto Vicario dott.ssa Alessandra de Notaristefani di Vastogirardi; il coordinatore dell’Ambito territoriale sociale dott. Alessandro Ranieri; il Tutore di minori stranieri dott. Gaetano Massucci; la responsabile delle Comunità per  Minori della Nuova Ricerca Agenzia RES dott.ssa Licia Canigola e il responsabile della cooperativa sociale “L’isola che non c’è” dott. Sandro Ferri. L’avv. Miriam Lazidei invece ha offerto una sintetica panoramica della legislazione italiana sul fenomeno in questione.

Il Prefetto Vicario, dott.ssa Alessandra de Notaristefani

Coordinata dall’Avv. Alberto Gallucci, membro del Consiglio Direttivo di Famiglie Adottive Insieme, la “Tavola Rotonda” si è sviluppata in una prima parte nella quale le varie realtà rappresentate hanno presentato a turno la propria funzione e i propri punti di forza nella gestione del fenomeno. La seconda parte del convegno è stata invece dedicata ad un vivace confronto fra queste diverse realtà, ma anche con tanti e qualificati contributi offerti da un pubblico che pur in presenza di un  numero alquanto contenuto di persone, è risultato però altamente qualificato in quanto formato da persone che operano o hanno operato nel settore da diversi punti di vista. Da tale vivace dibattito sono emerse diverse criticità come la mancanza di strutture sufficienti per una accoglienza qualificata di questi minori, la problematicità della funzione del tutore e della mancanza di un numero adeguato di questa figura, la drammaticità di una situazione che mentre offre una qualificata tutela del minore non accompagnato fino al diciottesimo anno di età, rischia di abbandonarlo completamente a se stesso già nel giorno successivo al raggiungimento di tale età; il poco coordinamento fra le istituzioni che se ne occupano;  e molto altro ancora.

Il Coordinatore dell’Ambito territoriale XIX dott. Alessandro Ranieri

Da questo punto di vista, è stato fatto notare che questo convegno segna in qualche modo un inizio assoluto per un confronto di questo tipo fra tutte queste realtà coinvolte. È stata espressa da più voci l’esigenza di dare un seguito a questo tavolo di confronto, magari coinvolgendo altre realtà potenzialmente interessate come ad esempio l’ufficio di collocamento, dal momento che l’obiettivo finale dovrebbe essere proprio l’inserimento nel mondo del lavoro di questi minori una volta diventati maggiorenni. È emersa anche la proposta della costituzione di una rete di associazioni, cooperative e comunità per minori che operano sul territorio a vario titolo e che già intessono rapporti informali come emersi sia in questo tavolo di confronto sia in altre occasioni nel passato.

L’Avv. Miriam Lanzidei traccia la legislazione italiana sul fenomeno in questione

Ci si è lasciati insomma con il proposito di dare un seguito a quanto vissuto in maniera embrionale in questo convegno. Tutti i presenti hanno inoltre ringraziato l’associazione Famiglie Adottive Insieme e le altre che hanno organizzato questo percorso formativo, Aloe e Legambiente, per l’opportunità offerta alla collettività.

Dott. Lorenzo Commodo, Vice Questore
Licia Canigola, responsabile delle Comunità per Minori di Nuova Ricerca, Agenzia RES
Sandro Ferri responsabile della Cooperativa “L’isola che non c’è”
Il Dott. Gaetano Massucci, Tutore di Minori stranieri

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Un nuovo libro in arrivo

Questo piccolo libro presenta sette racconti, scritti in tempi diversi, che hanno dei ‘bambini’ come protagonisti; anche l’ultimo, che supera il muro della specie. Sono racconti autobiografici; parlano di ‘figli’ senza alcuna distinzione o concessione al biologico, al giuridico o all’etnico-culturale.

“I vostri figli non sono i vostri figli – afferma lo scrittore libanese Khalil Gibran ne ‘Il profeta’ –. Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per sé stessa. Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi, e non vi appartengono benché viviate insieme”.

Tutti i bambini sono figli del mondo, e tutti i figli del mondo sono i nostri ‘gioielli’, anche i cuccioli delle altre specie viventi. Siamo tutti fiori nel giardino di Dio.”

Dettagli

Autore: Franco Pignotti
Titolo: Il piccolo Musungu ed altri racconti
ISBN. 978-88-5548-378-0
Edizioni Libritalia – 2024
Euro 10,00


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L’associazione ALOE è stata costituita il 30 ottobre del 1998. ‘Viva e vegeta’ ancora dopo 25 anni in questo fine 2023. Un bel traguardo!

In questo scorcio di anno che muore, Aloe ricorda il suo lungo percorso associativo che dura ormai da un quarto di secolo!  Una resistenza davvero notevole per un semplice gruppo di persone che ha agito e agisce in maniera assolutamente volontaria, mettendo nell’impresa non solo la propria voglia di fare, le proprie potenzialità e il proprio tempo libero, ma molto spesso anche il proprio portafoglio! Un’associazione abituata ad agire sul territorio senza alcun “mandato” da parte di nessuno e senza alcun appoggio istituzionale di sorta. Puro volontariato e pura passione insomma!

Ma la sola buona volontà per una causa ritenuta giusta non sarebbe potuta bastare! Non per un tempo così lungo! Quale è stata dunque la molla segreta di questa resistenza straordinaria? Senza ombra di dubbio, il merito va ascritto ai missionari e alle missionarie di cui ci siamo occupati! Sono stati loro a permetterci di poter proseguire per un cammino così impegnativo! Con loro abbiamo scoperto un mondo di cui non eravamo a conoscenza! Di cui il nostro territorio non era assolutamente a conoscenza, pur se si trattava di persone, uomini e donne, cittadini e cittadine dei nostri paesi. Una ricchezza nascosta che merita di essere conosciuta!

Certo abbiamo dovuto muoverci tra pregiudizi radicati! Troppo ‘religiosi’ per un certo mondo laico piuttosto supponente ed autoreferenziale! Troppo ‘laici’ per un certo mondo ecclesiale malato di clericalismo – come ripete spesso papa Francesco – dove tutto dovrebbe dipendere da qualche prete!

Ecco questo è il punto. Il linguaggio e l’immaginario collettivo, le ideologie nascoste dietro le nostre parole.  In questi 25 anni ci siamo semplicemente occupati di particolari persone ‘religiose’ – i missionari e le missionarie – oppure ci siamo interessati di cittadini e cittadine del  fermano che si trovano in giro per i paesi del sud del mondo nel segno della solidarietà e della fraternità per la costruzione di un mondo migliore, ai quali ALOE ha voluto dare una mano, restando nelle retrovie? Insomma la nostra azione è ascrivibile ad un universo ‘religioso’ oppure ‘laico’?  Provate a rispondere a questa domanda a partire dai villaggi tribali del Bangladesh dove sono state riattivate scuole e rinnovato la didattica per permettere a decine di migliaia di bambini di avere una formazione utile per la vita; oppure a partire dalle centinaia di minori disabili del Togo che ora possono usufruire di un centro di riabilitazione e fisioterapia; oppure ancora a partire dai contadini di Heka in Tanzania dove da qualche anno durante gli otto mesi di siccità possono comunque utilizzare un invaso per la raccolta dell’acqua piovana grande abbastanza per non esaurirsi prima della prossima stagione delle piogge. Oppure fate la stessa cosa a partire dalle comunità indigene della foresta amazzonica peruviana del territorio di San Martin che ascoltano Radio La Voz del Caynarachi per tenersi aggiornate costantemente su quello che succede attorno a loro e che tocca i loro interessi e la loro vita nella foresta. E così via per tutte le 20 nazioni dove abbiamo aiutato questi cittadini e cittadine del fermano a realizzare qualcosa di utile per la loro gente! Troverete la stessa domanda del tutto insulsa!

La nostra è stata una azione umana in appoggio a persone impegnate per l’uomo. “Missionari sulla soglia” come ci piace definirli con uno slogan che usiamo per i nostri convegni. Ma anche noi ci sentiamo “uomini e donne sulla soglia”! Gente – missionari e volontari – capace di unire e lavorare per mondi diversi, al fine di creare una unica famiglia umana. Fratelli tutti!

Franco Pignotti

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La ricchezza nascosta. Dal territorio di Fermo ai territori del Mondo e … ritorno”

Premessa.

25 anni di passione … missionaria”  è ciò che l’Associazione missionaria ALOE Odv ha voluto “festeggiare” con il convegno “Raccontare la Missione. La ricchezza nascosta” tenutosi presso la casa dei Missionari della Consolata a Santa Maria a Mare (Marina Palmense) domenica 12 Novembre. Un quarto di secolo per una semplice associazione di laici, senza “mandati” e senza “appoggi istituzionali”,  sono davvero tanti. Dobbiamo questa nostra costanza a nessun altro se non ai “nostri” missionari stessi: se abbiamo avuto questa resistenza è perché abbiamo creato dei grossi legami di amicizia almeno con alcuni di essi, al punto che “chiudere” ci sarebbe sembrato e ci sembrerebbe ora, “un tradimento di amicizia”. In realtà avremmo dovuto scrivere: “25 anni di condivisione della passione missionaria” perchè la “passione missionaria” di cui parliamo qui è quella dei missionari stessi.

Padre Gigi Anataloni, giornalista missionario, Direttore di MISSIONI CONSOLATA

Fin dall’inizio, nell’ottobre del 1998, avevamo chiara la nostra “mission”, quella di contribuire a creare, sul nostro territorio, una cultura della condivisione con quelle persone del nostro territorio, impegnate nei territori del mondo nel segno della solidarietà e della fraternità. Ci sentiamo pertanto in totale sintonia con quanto  scritto,  (parte II, art. 8, comma g)  nella recentissima “Relazione di sintesi” del Sinodo sulla sinodalità della Chiesa tenutosi appena qualche settimana fa, nel mese di ottobre 2023: “La pratica della missione ad gentes realizza un arricchimento reciproco delle Chiese, perché non coinvolge solo i missionari, ma l’intera comunità, che viene stimolata alla preghiera, alla condivisione dei beni e alla testimonianza. Anche le Chiese povere di clero non devono rinunciare a questo impegno, mentre quelle in cui c’è maggiore fioritura di vocazioni al ministero ordinato possono aprirsi alla cooperazione pastorale, in una logica genuinamente evangelica. Tutti i missionari – laici e laiche, consacrate e consacrati, diaconi e presbiteri, in particolare i membri di istituti missionari e i missionari fidei donum – in forza della loro vocazione propria, sono una risorsa importante per creare legami di conoscenza e scambio di doni.

Focus del convegno.

Però il “focus” del convegno è stato quello del “raccontare la missione”, cioè la “comunicazione” di questa passione missionaria, cosa che ha costituito uno dei nostri obiettivi fin dall’inizio. Siamo partiti dalla scoperta di una realtà: l’elenco dei 50 missionari e missionarie fermani sparsi nei cinque continenti; e ci siamo dati come obiettivo quello di contribuire a far conoscere questa “ricchezza nascosta” del nostro territorio, il territorio del fermano, e dei suoi legami, conosciuti davvero da pochi, con i territorio del Mondo.  Al centro di questo incontro abbiamo voluto mettere una delle nostre attività, quella “giornalistica” per dirla con una parola grossa. A partire dal dicembre del 1998 e fino ad agosto 2023, abbiamo portato avanti la nostra lettera di collegamento, che ha sempre raccolto in forma scritta tutte le nostre interazioni con i missionari e tutte le nostre attività vissute sul territorio. In questi due volumi, con le loro 1000 pagine, c’è tutta la storia vissuta in questi 25 anni con il suo tentativo di comunicazione  nel nostro territorio.  Quindi i protagonisti di questo convegno sono stati dei giornalisti.

Hanno infatti preso la parola prima padre Gigi Anataloni giornalista missionario da una vita, attuale direttore della rivista missionaria MISSIONI CONSOLATA, che ci ha “raccontato” la sua esperienza di missionario e di giornalista missionario, che ha saputo dare voce, e far diventare patrimonio di tanti, alle tantissime esperienze missionarie, presso innumerevoli paesi di tutti i continenti, della Congregazione dei Missionari della Consolata.

La giornalista Angelica Malvatani che ha seguito le attività di Aloe sin dall’inizio

È poi intervenuta la nostra Angelica Malvatani, che ci ha seguiti praticamente fin dall’inizio della nostra storia e della sua carriera giornalistica, la quale ci ha raccontato come la sua stessa professione giornalistica sia stata influenzata positivamente dalle “storie missionarie” che si è trovata a presentare sui giornali locali, dandole quella apertura mentale alle problematiche mondiali attraverso persone originarie del territorio, che non sempre si trova nella stampa, troppo spesso attratta piuttosto dal gossip e da eventi scandalistici.

Infine, l’intervento di Franco Pignotti, responsabile dei progetti e dei rapporti con i missionari, ha brevemente tracciato alcuni flash sull’opera “La ricchezza nascosta. Dal territorio di Fermo ai territori del mondo e … ritorno”, raccolta in due volumi di tutte le Lettere di collegamento pubblicate a partire dal 1998 sino ad oggi.

Franco Pignotti presenta la pubblicazione in due volumi: “La ricchezza nascosta”

L’idea della pubblicazione di questa raccolta di tutti i nostri giornalini è nata assolutamente per caso, da un libro trovato su un banchetto di antiquariato in piazza a Fermo in un giovedì sera d’estate “FERMO MISSIONARIA”. Un libro pubblicato nel 1961 – prima dell’apertura dello stesso Concilio Vaticano II – dall’Ufficio Missionario di allora che presentava tutti i missionari e le missionarie, originari della Diocesi di Fermo, appartenenti alle congregazioni e ordini religiosi più vari, che in quell’anno erano sparsi nel mondo intero. Praticamente la stessa idea da cui saremmo partiti noi 37 anni dopo. I due volumi “La ricchezza nascosta” ci raccontano in un certo senso, mese dopo mese, dal 1999 al 2023, la stessa storia missionaria del nostro territorio. Scorrendo il corposo indice analitico dei due volumi possiamo tracciare alcune linee di sintesi di questa storia.

Parliamo di una storia che ha toccato 24 nazioni (10 in Africa, 8 in America Latina, 5 in Asia e 1 in Europa) e 44 Missionari dei quali 31 rigorosamente originari dei nostri paesi e 13 fortemente legati allo stesso territorio per diverse ragioni. In 20 di queste nazioni sono stati realizzati progetti di promozione umana, presentati e curati da una trentina di questi stessi missionari. Parliamo anche di un centinaio di esperienze di volontariato portate avanti, negli anni, da 87 persone, per la stragrande maggioranza giovani; 61 delle quali hanno raccontato la propria esperienza attraverso articoli che possiamo trovare in questi volumi.

Scorrendo lo stesso indice analitico, ritroviamo anche tutte le attività portate avanti dall’associazione sul nostro territorio: i corsi di formazione “Il senso del partire”, la Marcia della solidarietà, pubblicazioni di libri e video oltre che dello stesso giornalino, mostre fotografiche, convegni e seminari, attività di raccolta fondi, giornate dell’amicizia, serate di cibo etnico, la pubblicazione dei bilanci annuali, e molte altre cose.

Per avere una idea del loro contenuto, possono essere visionati i seguenti piccoli video presenti sul nostro canale Youtube:  25 anni di passione; Missionari e Volontari Aloe; Attività sul territorio.

“LA RICCHEZZA NASCOSTA” opera in due volumi, pubblicata con il contributo
della FONDAZIONE CARIFERMO

I due volumi sono a disposizione presso la nostra sede per chi desiderasse averli, con un contributo di 30,00 euro per i nostri attuali progetti di solidarietà internazionale.

Per informazioni: email aloe@aloemission.org cell. 347 060 3932

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Finalmente In Marcia per la Solidarietà, per una edizione internazionalista ed ambientalista!

Ormai ci siamo! Domenica 4 Giugno la XIX edizione della Marcia per la Solidarietà organizzata annualmente dall’associazione missionaria ALOE insieme alle Pro loco e alle amministrazioni comunali di Smerillo e Montefalcone Appennino. Quest’anno la marcia farà perno su Montefalcone: perciò ci ritroveremo presso il Giardino Tronelli di Montefalcone alle ore 9.00. Il percorso in mezzo al bosco prevede un loop Montefalcone-Smerillo-Montefalcone, per terminare di nuovo al Giardino Tronelli, dove è prevista la celebrazione eucaristica nel primissimo pomeriggio, con la presenza di missionari fermani provenienti dal Benin e dall’Argentina. Non sono previsti stand gastronomici; pertanto tutti sono invitati a portarsi il proprio pranzo al sacco.

Quest’edizione della Marcia sarà una edizione particolarmente “internazionalista”: cammineranno idealmente con noi, infatti –  attraverso i loro messaggi indirizzati ai partecipanti – missionari, volontari internazionali e cooperanti originari del nostro territorio – o ad esso fortemente legati –  e operanti in Bangladesh, Siria, TURCHIA, Zambia, Benin, TUNISIA, Nicaragua, Salvador, Brasile, Perù, Bolivia, Argentina. Mentre una stupida e criminale guerra viene combattuta da europei su territorio europeo, direttamente o per interposta carne da macello, noi al contrario ci sentiamo sintonizzati con il mondo intero nel nome della Pace e della Solidarietà tra i popoli. Mentre i fabbricanti di morte, fomentano guerre in giro per il mondo per i loro sporchi interessi nel commercio delle armi, e danno man forte alla distruzione dell’ambiente e ai cambiamenti climatici in atto – con i risultati che dolorosamente abbiamo anche visto nei giorni scorsi in Romagna – noi, nel nostro piccolo, vogliamo invece sentirci in profonda sintonia con la natura e con l’ambiente, per una fraternità che abbraccia esseri umani, animali e la stessa vegetazione!

Un’altra dimensione di questa edizione della marcia, oltre a quella internazionalista, sarà infatti quella “ambientalista”. La marcia sarà particolarmente sponsorizzata dal coordinamento territoriale denominato “Cuore Amazzonico” di cui fanno parte, oltre all’associazione Aloe, anche Legambiente Marche, il circolo Legambiente “Antonietta Belletti” di Porto sant’Elpidio, il Circolo Laudato sì di Montottone, l’associazione “Teatro della solidarietà”, e la “Pastorale de la Tierra” della Vicaria Apostolica di Yurimaguas del Perù. Questo coordinamento si è costituito per supportare l’avvio di un progetto nell’Amazzonia peruviana, denominato “Alberi per l’Amazzonia”, destinato sia alla salvaguardia della foresta amazzonica ancora intatta che al ripristino dei territori amazzonici ormai degradati nel territorio di Yurimaguas, attraverso la riforestazione e il ripristino delle caratteristiche originari; per una agricoltura agroforestale in sintonia con le abitudini ataviche delle comunità indigene da sempre profondamente rispettose dell’ambiente.

Il ricavato delle offerte che i partecipanti alla marcia vorranno lasciarci, anche acquistando i nostri gadget o libri, sarà quest’anno interamente destinato al progetto di Cuore amazzonico: “Alberi per l’Amazzonia”! Sarà questo il nostro modo di celebrare, con un giorno di anticipo, la 50° Giornata Mondiale dell’Ambiente istituita dall’assemblea delle nazioni Unite nel 1972, che ricorre ogni anno il 5 di Giugno!

Vi aspettiamo numerosi.

Per info: email aloe@aloemission.org tel. 347 060 3932

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Joseph Ratzinger concorda con quanti ritengono, con ottime ragioni esegetiche, che Gesù non abbia celebrato la cena pasquale con l’agnello, esattamente come facevano gli Esseni e la comunità di Qumran. Il cenacolo, dove lo si venera oggi, è situato esattamente nella zona di Gerusalemme che al tempo di Gesù era abitata dagli Esseni.

Il Mahatma Gandhi e la vita degli animali

Inoltre tutti coloro che non si potevano recare a Gerusalemme per la Pasqua ovviamente celebravano una cena pasquale senza agnello e pertanto vegetariana, dove i cibi simbolici erano, come lo sono oggi per la celebrazione ebraica della cena, il pane azzimo, le erbe amare e l’haroset (dolce); ed ovviamente il vino!. Giovanni Battista era probabilmente un esseno ed è lui che definisce Gesù, “agnello di Dio” (frase che ripetiamo in ogni messa), ovviamente in polemica e contrapposizione agli agnelli che venivano sacrificati a Pasqua nel tempio.

Tutti gli evangelisti riportano l’episodio di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio appena qualche giorno prima della Pasqua: storicamente quei mercanti erano lì per vendere gli agnelli e gli animali da sacrificare. Il gesto di Gesù era dunque un chiaro gesto contro il sistema dei sacrifici. Come è possibile pensare che Gesù abbia qualche giorno prima creato un grande sconquasso al tempio (è in seguito a questo episodio che i capi decidono definitivamente di arrestarlo) e qualche giorno dopo si sia presentato (o abbia fatto presentare i suoi discepoli, che è la stessa cosa) agli stessi sacerdoti per farsi sacrificare l’agnello per la Pasqua … quegli stessi sacerdoti che lo condanneranno a morte il giorno dopo.

Dunque vegetaliani (vegani) e vegetariani che ritengono Gesù abbia celebrato una cena pasquale vegetariana non possono che essere nel giusto. E la tradizione di considerare l’agnello un cibo per festeggiare la Pasqua è semplicemente stupida e blasfema, se si pretende di farla passare appunto come tradizione cristiana!
Del resto gli ebrei (che si attengono al Vecchio Testamento) non celebrano più la Pasqua con l’agnello a partire dal 70 d. C. anno della distruzione del tempio. Se gli stessi ebrei non celebrano la loro Pasqua con l’agnello, dovrebbero farlo i cristiani che si attengono al Nuovo Testamento e che rileggono il Vecchio solo come propedeutico al Nuovo?

Ma ascoltiamo cosa disse papa Joseph Ratzinger nell’omelia per la Messa del Giovedì Santo il 5 aprile 2007, due anni dopo essere diventato papa …  Ovviamente non intendo arruolare Ratzinger per la causa vegetariana, né affermare che Gesù era un esseno. Voglio solo sottolineare che ai tempi di Gesù non c’era una uniformità nel celebrare la Pasqua e che ci sono delle ottime ragioni a supporto della tesi che Gesù possa aver celebrato la cena pasquale in una maniera nonviolenta, senza comprendere l’uccisione di un animale. Per ragioni diverse, gruppi diversi, già ai tempi di Gesù celebravano una cena pasquale basata su cibi solo vegetali, come afferma appunto Ratzinger in questo testo.

SANTA MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Basilica di San Giovanni in Laterano,

Giovedì Santo, 5 aprile 2007


Cari fratelli e sorelle,
nella lettura dal Libro dell’Esodo, che abbiamo appena ascoltato, viene descritta la celebrazione della Pasqua di Israele così come nella Legge mosaica aveva trovato la sua forma vincolante. All’origine può esserci stata una festa di primavera dei nomadi. Per Israele, tuttavia, ciò si era trasformato in una festa di commemorazione, di ringraziamento e, allo stesso tempo, di speranza. Al centro della cena pasquale, ordinata secondo determinate regole liturgiche, stava l’agnello come simbolo della liberazione dalla schiavitù in Egitto. Per questo l’haggadah pasquale era parte integrante del pasto a base di agnello: il ricordo narrativo del fatto che era stato Dio stesso a liberare Israele “a mano alzata”. Egli, il Dio misterioso e nascosto, si era rivelato più forte del faraone con tutto il potere che aveva a sua disposizione. Israele non doveva dimenticare che Dio aveva personalmente preso in mano la storia del suo popolo e che questa storia era continuamente basata sulla comunione con Dio. Israele non doveva dimenticarsi di Dio.

La parola della commemorazione era circondata da parole di lode e di ringraziamento tratte dai Salmi. Il ringraziare e benedire Dio raggiungeva il suo culmine nella berakha, che in greco è detta eulogia o eucaristia: il benedire Dio diventa benedizione per coloro che benedicono. L’offerta donata a Dio ritorna benedetta all’uomo. Tutto ciò ergeva un ponte dal passato al presente e verso il futuro: ancora non era compiuta la liberazione di Israele. Ancora la nazione soffriva come piccolo popolo nel campo delle tensioni tra le grandi potenze. Il ricordarsi con gratitudine dell’agire di Dio nel passato diventava così al contempo supplica e speranza: Porta a compimento ciò che hai cominciato! Donaci la libertà definitiva!

Questa cena dai molteplici significati Gesù celebrò con i suoi la sera prima della sua Passione. In base a questo contesto dobbiamo comprendere la nuova Pasqua, che Egli ci ha donato nella Santa Eucaristia. Nei racconti degli evangelisti esiste un’apparente contraddizione tra il Vangelo di Giovanni, da una parte, e ciò che, dall’altra, ci comunicano Matteo, Marco e Luca. Secondo Giovanni, Gesù morì sulla croce precisamente nel momento in cui, nel tempio, venivano immolati gli agnelli pasquali. La sua morte e il sacrificio degli agnelli coincisero. Ciò significa, però, che Egli morì alla vigilia della Pasqua e quindi non poté personalmente celebrare la cena pasquale – questo, almeno, è ciò che appare. Secondo i tre Vangeli sinottici, invece, l’Ultima Cena di Gesù fu una cena pasquale, nella cui forma tradizionale Egli inserì la novità del dono del suo corpo e del suo sangue. Questa contraddizione fino a qualche anno fa sembrava insolubile. La maggioranza degli esegeti era dell’avviso che Giovanni non aveva voluto comunicarci la vera data storica della morte di Gesù, ma aveva scelto una data simbolica per rendere così evidente la verità più profonda: Gesù è il nuovo e vero agnello che ha sparso il suo sangue per tutti noi.

La scoperta degli scritti di Qumran ci ha nel frattempo condotto ad una possibile soluzione convincente che, pur non essendo ancora accettata da tutti, possiede tuttavia un alto grado di probabilità. Siamo ora in grado di dire che quanto Giovanni ha riferito è storicamente preciso. Gesù ha realmente sparso il suo sangue alla vigilia della Pasqua nell’ora dell’immolazione degli agnelli. Egli però ha celebrato la Pasqua con i suoi discepoli probabilmente secondo il calendario di Qumran, quindi almeno un giorno prima – l’ha celebrata senza agnello, come la comunità di Qumran, che non riconosceva il tempio di Erode ed era in attesa del nuovo tempio. Gesù dunque ha celebrato la Pasqua senza agnello – no, non senza agnello: in luogo dell’agnello ha donato se stesso, il suo corpo e il suo sangue. Così ha anticipato la sua morte in modo coerente con la sua parola: “Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso” (Gv 10,18). Nel momento in cui porgeva ai discepoli il suo corpo e il suo sangue, Egli dava reale compimento a questa affermazione. Ha offerto Egli stesso la sua vita. Solo così l’antica Pasqua otteneva il suo vero senso.

San Giovanni Crisostomo, nelle sue catechesi eucaristiche ha scritto una volta: Che cosa stai dicendo, Mosè? Il sangue di un agnello purifica gli uomini? Li salva dalla morte? Come può il sangue di un animale purificare gli uomini, salvare gli uomini, avere potere contro la morte? Di fatto – continua il Crisostomo – l’agnello poteva costituire solo un gesto simbolico e quindi l’espressione dell’attesa e della speranza in Qualcuno che sarebbe stato in grado di compiere ciò di cui il sacrificio di un animale non era capace. Gesù celebrò la Pasqua senza agnello e senza tempio e, tuttavia, non senza agnello e senza tempio. Egli stesso era l’Agnello atteso, quello vero, come aveva preannunciato Giovanni Battista all’inizio del ministero pubblico di Gesù: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1,29). Ed è Egli stesso il vero tempio, il tempio vivente, nel quale abita Dio e nel quale noi possiamo incontrare Dio ed adorarlo. Il suo sangue, l’amore di Colui che è insieme Figlio di Dio e vero uomo, uno di noi, quel sangue può salvare. Il suo amore, quell’amore in cui Egli si dona liberamente per noi, è ciò che ci salva. Il gesto nostalgico, in qualche modo privo di efficacia, che era l’immolazione dell’innocente ed immacolato agnello, ha trovato risposta in Colui che per noi è diventato insieme Agnello e Tempio.

Così al centro della Pasqua nuova di Gesù stava la Croce. Da essa veniva il dono nuovo portato da Lui. E così essa rimane sempre nella Santa Eucaristia, nella quale possiamo celebrare con gli Apostoli lungo il corso dei tempi la nuova Pasqua. Dalla croce di Cristo viene il dono. “Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso”. Ora Egli la offre a noi. L’haggadah pasquale, la commemorazione dell’agire salvifico di Dio, è diventata memoria della croce e risurrezione di Cristo – una memoria che non ricorda semplicemente il passato, ma ci attira entro la presenza dell’amore di Cristo. E così la berakha, la preghiera di benedizione e ringraziamento di Israele, è diventata la nostra celebrazione eucaristica, in cui il Signore benedice i nostri doni – pane e vino – per donare in essi se stesso. Preghiamo il Signore di aiutarci a comprendere sempre più profondamente questo mistero meraviglioso, ad amarlo sempre di più e in esso amare sempre di più Lui stesso. Preghiamolo di attirarci con la santa comunione sempre di più in se stesso. Preghiamolo di aiutarci a non trattenere la nostra vita per noi stessi, ma a donarla a Lui e così ad operare insieme con Lui, affinché gli uomini trovino la vita – la vita vera che può venire solo da Colui che è Egli stesso la Via, la Verità e la Vita. Amen.

Un POST SCRIPTUM: Un cristiano può sottoscrivere in toto la scelta di Gandhi per l’alimentazione rigorosamente vegetaliana e la stessa frase: “la vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano” !

Il Mahatma Gandhi era vegetariano. Anzi, a dire il vero, era un vegano, dalla sua dieta escludeva anche latte e derivati animali. Gandhi era vegetariano per scelta etica e religiosa e considerava la vita di un agnello non meno preziosa di quella di un essere umano. Si dedicò al vegetarianismo non solo prodigandosi, nella sua dieta, ad escludere le carni, ma anche con scritti e libri in cui spiega, afferma e sostiene la sua scelta.

Ne ‘La Base Morale del Vegetarismo’, per esempio, Mahatma Gandhi sostiene che “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere giudicati dal modo in cui vengono trattati gli animali”. La violenza sugli animali, il loro sfruttamento e la macellazione di essi erano simbolo, per Gandhi, di assenza di sensibilità e rispetto, di morale e di pace. Secondo Gandhi sia gli uomini, sia gli animali, infatti, sono creature di Dio e in quanto tali vanno rispettate allo stesso modo.

Ed è per questo che Gandhi era un vegetariano rigoroso, un vegano, che sperimentò, nel corso della sua vita, svariate diete alla ricerca di un’alimentazione sufficiente a soddisfare i fabbisogni corporei. In seguito a delle malattie fu più volte sollecitato a bere il latte, e Gandhi parla di questo come se fosse la tragedia della sua vita.

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Straordinari ‘Testimoni di Pace’
in un tempo di guerra.

Riflessioni in margine alla lettura di due libri di FRANCESCO COMINA: Solo contro Hitler e L’uomo che disse no a Hitler, relativi a due obiettori di coscienza che pagarono con la vita la loro scelta di coscienza per la nonviolenza: Franz Jagerstatter e Josef Mayr-Nusser

Credo di poter interpretare un sentimento comune se affermo che la mia generazione di uomini e donne europei si era illusa di poter vivere in un, finalmente conquistato, ‘tempo di pace’ che sembrava doversi ormai estendere, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, fin dentro il nostro lontano futuro. Proprio per questo il nostro risveglio, a partire dal 24 febbraio di questo anno, appare più amaro che mai!  Anche se abbiamo sempre saputo di essere circondati da numerose guerre, la maggior parte delle quali riconducibili in qualche modo ad un indiretto o diretto coinvolgimento occidentale; anche se abbiamo vissuto per un decennio – negli anni novanta del secolo scorso – una lunga guerra proprio alle porte di casa, la guerra in Jugoslavia, che abbiamo ritenuto, a torto, una guerra locale; siamo stati sempre più che mai convinti che noi no, in guerra, non ci saremmo mai entrati! Ed invece, eccoci qua, che ci ritroviamo  pericolosamente sull’orlo di una terza guerra mondiale, già belli e schierati con una delle parti in causa, belligeranti per ora solo attraverso le nostre armi e per interposta nazione, quella ucraina, ma già in una economia di guerra che probabilmente ci farà sentire, in questo autunno che viene, tutti i propri morsi velenosi.

In questo contesto che, come ho scritto sopra, dolorosamente ci sorprende, chi si sente contro la guerra, contro ogni guerra, per motivi di carattere “etico, religioso o filosofico”, come recitava la legge 772 del 15.12.1972 che riconosceva il diritto all’Obiezione di coscienza al servizio militare, deve trovare il coraggio e le forme di una testimonianza chiara per la scelta della non violenza come scelta assoluta e senza compromessi. E allora diventa davvero importante conoscere e fare memoria dei “Maestri della Nonviolenza” che la storia ci ha regalato: l’indiano Mahatma Ghandi, l’afroamericano Martin Luther King, il pakistano Badshah Khan, l’italiano Aldo Capitini e tanti altri che hanno insegnato e praticato la possibilità di “una resistenza non violenta alla guerra”, come risposta umanamente e razionalmente più adeguata e più efficace, anche se certamente più difficile, alla violenza di una guerra. Ma se i nomi che ho elencato sopra possono essere in un certo senso considerati alcuni dei leader e degli intellettuali della resistenza nonviolenta, esiste anche un mondo di ‘martiri’ che hanno pagato con la vita la propria scelta nonviolenta. E se già i nomi di cui sopra sono poco conosciuti, davvero quasi nulla sappiamo di questi “martiri” della nonviolenza.

solo contro HitlerUn grazie davvero grande all’Università per la Pace di Ancona che con il proprio programma di conferenze sui “Maestri di Pace” ci ha dato la possibilità, in questa fine di luglio, quinto mese di guerra in Ucraina, di conoscere la figura davvero luminosa di uno di questi martiri, FRANZ JAGERSTATTER, contadino austriaco che ebbe il coraggio di opporsi ad Hitler e di dire no alla guerra, pagando con la propria vita tale scelta, il 9 agosto 1943. In tutta la mia carriera di docente di religione presso l’Istituto Tecnico industriale “Montani” di Fermo, ho sempre avuto una particolare sensibilità per far conoscere i maestri della nonviolenza sopra ricordati. Quasi ogni anno ho sempre dedicato il mese di gennaio ad un programma basato sul tema della pace e della nonviolenza per le numerose ricorrenze in esso presenti, come la Giornata Mondiale per la Pace del primo gennaio; la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio); il giorno della Memoria (27 gennaio), l’assassinio del Mahatma Ghandi (30 gennaio). Con tutto questo, pur avendo letto qualcosa relativo al contadino austriaco che era stato ghigliottinato per essersi rifiutato di imbracciare le armi, non avevo mai sentito il bisogno di approfondire questa vicenda. A questo proposito mi piaceva ricordare la vicenda del patrono degli obiettori di coscienza alla vita militare, San Massimiliano, il soldato romano che una volta diventato cristiano, si era rifiutato di prendere le armi perché trovava ormai impossibile essere cristiano ed imbracciare le armi ed era stato decapitato il 12 marzo del 295 d.C. Non sapevo che Franz Jagerstatter fosse stato il suo perfetto omologo nel 1943, decapitato anche lui.

L’incontro con Francesco Comina, autore del libro “Solo contro Hitler. Franz Jagerstatter, il primato della coscienza” in programma a Porto sant’Elpidio e a San Benedetto del Tronto per il 28 e il 29 luglio, mi ha offerto la possibilità di scoprire questa testimonianza che credevo ormai sepolta nel tempo, che mi risulta ora di una attualità sconvolgente. Una testimonianza alla quale papa Francesco ha voluto dare recentemente un rilievo grandissimo nel suo Messaggio ai Partecipanti alla Conferenza  Europea dei Giovani, tenutasi a Praga nei giorni 11-13 luglio di questo 2022, anno europeo dei giovani. In questo messaggio Francesco ha invitato i giovani a  trasformare il “vecchio continente” in un “nuovo continente”. E per questa “trasformazione” ha infine offerto l’esempio di un giovane europeo che aveva pagato con la propria vita questo suo sogno di una nuova Europa libera dalla violenza: il contadino austriaco Franz Jagerstatter, condannato a morte per essersi rifiutato di prestare giuramento ad Hitler e di entrare nell’esercito in guerra. Fra tutti i possibili esempi di personalità europee che avrebbe potuto scegliere per additare come esempio ai giovani, papa Francesco ha scelto la vicenda di Franz Jagerstatter.

Vorrei invitarvi a conoscere una figura straordinaria di giovane obiettore, un giovane europeo dagli “occhi grandi”, che si è battuto contro il nazismo durante la seconda guerra mondiale, Franz Jägerstätter, proclamato Beato dal Papa Benedetto XVI. Franz era un giovane contadino austriaco che, a motivo della sua fede cattolica, fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra. Franz era un ragazzo allegro, simpatico, spensierato, che crescendo, grazie anche alla moglie Francesca, con la quale ebbe tre figli, cambiò la sua vita e maturò convinzioni profonde. Quando venne chiamato alle armi si rifiutò, perché riteneva ingiusto uccidere vite innocenti. Questa sua decisione scatenò reazioni dure nei suoi confronti da parte della sua comunità, del sindaco, anche di familiari. Un sacerdote tentò di dissuaderlo per il bene della sua famiglia. Tutti erano contro di lui, tranne sua moglie Francesca, la quale, pur conoscendo i tremendi pericoli, stette sempre dalla parte del marito e lo sostenne fino alla fine. Nonostante le lusinghe e le torture, Franz preferì farsi uccidere che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici. Franz Jägerstätter venne ucciso nella prigione dove era rinchiuso anche il suo coetaneo Dietrich Bonhoeffer, giovane teologo luterano tedesco, antinazista, che fece anch’egli la stessa tragica fine. Questi due giovani “dagli occhi grandi” vennero uccisi perché rimasero fedeli fino alla fine agli ideali della loro fede. (Papa Francesco, Messaggio ai partecipanti alla conferenza europea dei giovani, 6 luglio 2022)

L’incontro con lo scrittore Francesco Comina è giunto quindi davvero opportuno per darci la possibilità di approfondire la conoscenza di questo testimone di pace che il papa ha voluto additare a tutti i giovani europei di oggi. Ma scavando dentro la produzione letteraria di Francesco Comina, mentre mi preparavo ad incontrarlo, ho scoperto anche altro. Francesco Comina è di Bolzano e prima del suo libro su Franz Jagerstatter, aveva già pubblicato un altro libro sette anni prima, nel 2014, dedicato ad un altro “martire” della non violenza, questa volta originario esattamente della sua regione, l’Alto Adige, o più propriamente, il Sud Tirolo, JOSEF MAYR-NUSSER. Josef Mayr-Nusser, il 24 febbraio del 1945, morì di stenti, dopo mesi di prigionia, mentre veniva trasportato in un treno merci verso Dachau, condannato per essersi rifiutato, esattamente come Franz Jagerstatter un anno e mezzo prima, di prestare giuramento ad Hitler. La sua storia viene raccontata da Francesco Comina nel libro: “L’uomo che disse no a Hitler. Josef Mayr-Nusser un eroe solitario”.

no a HitlerFranz Jagerstatter e Josef Mayr-Nusser hanno davvero molte cose in comune: entrambi sono morti per essersi opposti all’ideologia nazista fino a sacrificare le proprie giovani vite (Josef aveva 35 anni, Franz ne aveva 36); entrambi hanno motivato questa scelta a motivo della propria fede cattolica che imponeva alla loro coscienza di non poter aderire al nazismo; entrambi hanno maturato questa scelta in profonda solitudine, dentro una società interamente ideologizzata dal nazismo e dentro una chiesa impaurita se non apertamente aderente al nazismo; entrambi sono stati capiti in questa loro scelta di martirio e hanno avvertito appoggio dalle proprie mogli, che hanno saputo accettare una vita di vedovanza e di stenti pur di rispettare la coscienza dei loro mariti: davvero splendido esempio di coppie cristiane. Entrambi hanno scritto molto su questo loro dramma di coscienza che li ha portati ad accettare il proprio martirio, dandoci oggi la possibilità di farci riflettere anche grazie al loro pensiero. Ma su questo una differenza davvero interessante: Josef Mayr-Nusser era in un certo senso un intellettuale, era un dirigente dell’Azione Cattolica nella sua terra sud-tirolese; e per lui il tema centrale della sua riflessione e della sua scelta era quello della testimonianza che un leader cattolico deve incarnare per la sua gente. Franz Jagerstatter era invece un agricoltore, un semplice contadino che aveva fatto solo la quinta elementare. Io vengo dal mondo della campagna: i miei nonni e i miei genitori erano dei contadini e avevano fatto la terza elementare. Sinceramente faccio fatica ad immaginare come un contadino con la quinta elementare possa essere stato poi un accanito lettore come Franz, un lettore soprattutto della Bibbia e di testi cristiani, sui quali ha saputo formare una coscienza davvero forte e libera che lo ha portato, contro tutti e contri tutto, alle scelte che sappiamo. Il libro di Francesco Comina è interamente farcito di citazioni di lettere e scritti lasciatici da Franz Jagerstatter. Ho poi saputo che tutti i suoi scritti sono già stati pubblicati e tradotti in italiano: “Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell’obiettore-contadino che si oppose ad Adolf Hitler”  (Editore Berti 2005); opera che mi ripropongo di trovare in qualche biblioteca, visto che ora è fuori commercio, e di leggere quanto prima. Ho la suggestione però che questa raccolta potrebbe essere, da una parte paragonata alla ben più famosa raccolta di scritti dal carcere, Resistenza e Resa, del teologo riformato Dietrich Bonoeffer, citato da papa Francesco accanto a Franz; dall’altra, questi scritti potrebbero costituire la base per considerare Franz Jagerstatter come un vero “Padre della Chiesa” di questi tempi moderni, visto che davvero in lui era lo Spirito a parlare, come la stessa Chiesa ha oggi riconosciuto.

C’è infine una ultima cosa che accomuna i due giovani martiri per la pace: entrambi, dopo quasi sessanta anni dal loro martirio, sono stati non solo riscoperti, ma anche la loro testimonianza valorizzata in ambito cattolico, riconoscendoli come esempi assolutamente da proporre: entrambi sono stati dichiarati “beati”: il 26 ottobre 2007 papa Benedetto XVI ha proclamato Franz Jagerstatter come martire per la pace; la stessa cosa ha fatto papa Francesco il 17 marzo 2017 con Josef Mayr-Nusser. Franzisca, la moglie di Franz Jagestatter e madre dei suoi tre figli, dopo aver subito un ostracismo totale da parte della gente del suo paese per quasi 50 anni, tenuta a distanza perché considerata colpevole di aver traviato suo marito, ha potuto assistere, ancora vivente, alla beatificazione del marito.

Leggendo i due libri di Francesco Comina ci si rende conto che nel mondo germanico (Sudtirolo, Austria e Germania) ci sono stati degli oppositori al regime di Hitler che hanno pagato con la vita questa loro opposizione. Pensiamo ad esempio ai giovani universitari della Rosa Bianca di Monaco. Io conoscevo quasi solo l’esperienza della Chiesa confessante, della quale uno dei protagonisti più famosi era stato il teologo Dietrich Bonoeffer, ricordato da papa Francesco nel testo citato sopra insieme a Franz Jagerstatter, giustiziati nello stesso carcere. Ci sono stati, anche se davvero troppo pochi, pure preti e leader religiosi che hanno pagato caro questa loro opposizione. Lavori storico-letterari come quello che sta portando avanti Francesco Comina, sono estremamente interessanti ed importati, perché dimostrano che in ogni tempo si può e si deve reagire allo strapotere omicida che si manifesta in vari modi anche nel mondo contemporaneo e che tende ad anestetizzare la gente rendendola capace di accettare come normali le peggiori violenze, come è successo a Civitanova qualche giorno fa davanti all’assassinio pubblico di Alika Ogorchukwu, dove le tante persone presenti hanno creduto ragionevole stare a guardare e magari filmare, ma non intervenire. Oppure come nella guerra in Ucraina dove le opposte propagande di regime, quella russa e quella occidentale, cercano di farci pensare che la guerra è giusta e va combattuta, invece che radicalmente rifiutata, come richiede ad esempio la nostra stessa costituzione all’art. 11, e sostituita con la diplomazia o con forme di resistenza nonviolenta che lotti per la propria libertà ma rifiuta distruzione e morte. Franz Jagerstatter e Josef Mayr-Nusser potrebbero essere di esempio ai giovani russi per rifiutare di andare a combattere in ucraina; ma potrebbero essere di esempio anche per rifiutare una resistenza violenta e l’invio di armi sempre più potenti per supportare questa difesa armata che genera solo il prolungamento della distruzione e dei massacri, in favore di una resistenza combattuta con le armi della nonviolenza. E’ per questo che papa Francesco, ha scelto proprio Franz Jagestatter come proposta, tra tutti gli esempi che avrebbe potuto additare ai giovani europei; quei giovani che hanno il compito di trasformare la vecchia Europa in una nuova Europa dagli “occhi grandi”  come sembra sia l’etimologia della stessa parola ‘europa’.

Franco Pignotti

Bibliografia

F. COMINA, Solo contro Hitler. Franz Jagerstatter, il primato della coscienza, Ed. EMI 2021

F. COMINA, L’uomo che disse NO a Hitler. Josef Mayr-Nusser, un eroe solitario, Ed. IL MARGINE 2014

Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell’obiettore-contadino che si oppose ad Adolf Hitler” di Franz Jägerstätter, a cura di Giampiero Girardi, traduzione di Lucia Togni, prefazione di Luigi Bettazzi, premessa di Erna Putz, Ed. Berti, Piacenza, 2005

Una storia d’amore, di fede e di coraggio. Franz e Franziska Jägerstätter di fronte al nazismo, a cura di G. Girardi e L. Togni– Ed.‎ Il Pozzo di Giacobbe  2013

 

 

 

 

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Tragedia e speranza

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Sono ormai passati sei anni dalla triste vicenda che ha scosso la nostra comunità fermana nel luglio 2016, la morte di Emmanuel Nchimi.  Purtroppo il razzismo è una mala pianta che prolifica continuamente in tante parti del mondo. Noi non vogliamo dimenticare, perché il fare memoria è la condizione minima per rendere possibile un mondo nuovo dove ogni persona vale per quello che è e non per il colore della propria pelle. Soprattutto in questo tempo in cui assistiamo all’apoteosi dell’ipocrisia occidentale che sembra voler accogliere a braccia aperte i profughi biondi e con gli occhi azzurri e continuare a rimandare all’inferno quelli con differenti tonalità di colore.

Per fare memoria dell’assassinio di Emmanuel, il giovane nigeriano che era scappato dal terrore islamista della sua terra, per venire a trovare la morte qui a Fermo, vittima di un razzismo stupido e criminale, vogliamo riproporre un dossier che l’associazione missionaria Aloe aveva pubblicato a qualche mese dalla vicenda, dopo una indagine sulle tracce che Emmanuel e sua moglie avevano comunque lasciato sul nostro territorio fermano, a riprova del fatto che i migranti non sono numeri, ma persone in grado di inserirsi in un territorio. Emmanuel e sua moglie, in soli sei mesi si erano già inseriti nel nostro territorio. In questo dossier vi presentiamo le voci di chi li aveva conosciuti e con i quali avevano già interagito.

Migrante in fin di vita dopo aggressione, ultr‡ denunciato

“Chi era Emmanuel?

Pochi immaginano che al momento della tragedia, erano già davvero in tanti nel territorio di Fermo e limitrofi, ad averlo incontrato, ad averci parlato personalmente e ad averlo ascoltato, insieme a sua moglie Chinyere, in contesti qualificati: incontri di gruppo, convegni, momenti formativi. Eppure, prima della nostra indagine, fatta a quattro mesi dall’evento, mai, in nessuna occasione, questa circostanza era venuta allo scoperto. Ora questo velo è stato parzialmente tolto: la pubblicazione semestrale dell’Associazione missionaria ALOE Onlus nel dicembre 2016 aveva infatti dedicato un Dossier ad Emmanuel e Chinyere sua  moglie.

Il dossier, intitolato TRAGEDIA E SPERANZA, attraverso le voci delle persone che avevano avuto l’opportunità di conoscere la coppia nei mesi precedenti a quel maledetto cinque di luglio, racconta le testimonianze, le emozioni e le riflessioni di un incontro vero fra la comunità fermana e marchigiana, fatta di gruppi parrocchiali, scout, partecipanti di convegni ecc. e il mondo dei profughi esemplificato nella vicenda di Emmanuel e Chinyere. Un incontro all’insegna della comprensione, dell’amicizia, della com-passione nel senso etimologico del termine, “sentire insieme”; un incontro nella direzione giusta della solidarietà e della fraternità. Un incontro capace di costruire un futuro migliore per tutti

Dossier_Foto2Poi tutto è precipitato. Tutto questo è stato interrotto dalla violenza prima e dalla sterile polemica poi. Ma noi non possiamo permetterci di dimenticare. Con questo piccolo dossier vogliamo dar voce alla speranza anche oltre la tragedia. Queste pagine aiutano a capire che dietro ad ogni rifugiato c’è una storia dalla quale possiamo lasciarci interpellare per costruire un futuro inclusivo, fraterno, solidale.

Manifestazione 3

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leggi on line

TRAGEDIA E SPERANZA

Dossier ALOE dicembre 2016 sul caso di Emmanuel
pagine 11-17 di Aloe lettera di collegamento,

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