Una nuova genitorialità

“Famiglie Adottive Insieme”
nascita di un gruppo

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Domenica pomeriggio 14 Settembre, ultima domenica d’estate prima della fatidica ripresa del campanello scolastico, si sono ritrovate a Villa Nazareth, un gruppo di famiglie che già lungo lo scorso anno sociale si erano date appuntamento con una cadenza grosso modo bimensile. Famiglie normalissime, come la maggior parte delle famiglie del nostro territorio fermano; papà e mamme con figli piccoli, grandicelli oppure adolescenti. Anche questi erano presenti al raduno, legati ormai da amicizie e piccole complicità che si sono costruite lungo il corso dell’anno. Un gruppo, quello dei figli e delle figlie, tutto sommato abbastanza piccolo, ma estremamente variopinto, non solo per le diverse età, ma anche per le diverse tonalità di colore e per le diverse provenienze. Sto parlando infatti di famiglie adottive. Nel nostro territorio fermano possiamo incontrare le più svariate esperienze aggregative, ma non c’è mai stato una realtà aggregativa basata sulla comune esperienza dell’adozione sia nazionale che internazionale. Per quanto riguarda il percorso dell’adozione infatti, ogni coppia che lo intraprende, è costretta a muoversi autonomamente dapprima alle prese con i Servizi Sociali e il Tribunale dei Minori e poi, una volta ottenuta l’idoneità, con gli Enti autorizzati per le adozioni, fra i quali scegliere quello che la aiuterà a coronare il sogno della genitorialità con un altro percorso non sempre lineare e indolore. Spesso l’Ente, soprattutto grazie al percorso di formazione, aiuta a creare un legame fra famiglie che vi si sono accostate e che percorrono lo stesso iter, legame che resta anche dopo, una volta avuto il figlio o la figlia. Ma spesso si tratta di gruppi di famiglie sparse per l’Italia e con poca facilità all’incontro. Si finisce così per ritornare nella propria individualità familiare senza alcun supporto o confronto nel territorio. Questo ritorno nell’anonimato familiare da una parte è positivo, poiché inserisce l’esperienza adottiva nella normalità quotidiana di tutte le altre famiglie, senza alcuna sorta di ghettizzazione. Dall’altra però esiste una peculiarità di questa esperienza che è e resta ineludibile. In giro per l’Italia sono sorte tante associazioni di famiglie adottive che si sostengono reciprocamente, si confrontano nel percorso post adottivo, condividono le problematiche della crescita dei propri figli, promuovono la cultura dell’adozione sul territorio e nelle scuole. La nostra regione è forse l’unica o una delle poche a non avere nessuna associazione di questo tipo. Ci sono, è vero, alcuni gruppi di famiglie legate ad associazioni di questo tipo diffuse a livello nazionale. Ma restano comunque poche.

L’iniziativa delle Famiglie Adottive Insieme che raccoglie sino ad ora una quindicina di famiglie per la maggior parte del fermano, ma con qualcuna del maceratese, è dunque una realtà nuova. Essa è nata dall’amicizia di alcune famiglie che si sono conosciute quasi per caso e hanno lanciato l’idea del ritrovarsi di tanto in tanto. Il passa parola ha fatto il resto. Ci si è resi conto che le famiglie adottive sono molte di più di quanto si possa pensare a prima vista. Alcune non sentono alcun bisogno di aggregazioni specifiche, mentre altre sembravano non aspettare altro. Incontro dopo incontro, si è venuto formando un gruppo, anzi due, quello degli adulti e quello dei bambini, desiderosi di ritrovarsi e di stare insieme. Tra i bambini, provenienti da tutti i continenti, si sono ormai create delle belle complicità che seguono le fasce di età (infanzia, fanciullezza e adolescenza), ma anche una sorta di rapporto protettivo fra grandicelli e piccolini. Questo fattore – il ruolo giocato dai nostri figli in questi stessi incontri – non pensato e non previsto all’inizio se non come bisogno di una o più baby sitter e/o animatrici, si è invece rivelato qualificante, al punto che è emersa con chiarezza – fra l’altro su suggestione di qualcuno di essi – anche l’opportunità di un lavoro di gruppo anche per loro, almeno per i più grandicelli.

Nel’incontro di Domenica 14 Settembre, una cosa ha colpito immediatamente: tutti hanno finito per parlare di “gruppo”, laddove questo termine non era quasi mai stato usato precedentemente. Lungo il percorso dell’anno precedente infatti si è sempre preferito parlare genericamente di “incontri”, senza mai voler forzare alcunché. Dopo questo percorso però, le famiglie avvertono ora spontaneamente con positività questa dimensione di gruppo; un ‘gruppo’ che sente il bisogno di continuare a confrontarsi sulla propria esperienza adottiva, soprattutto nel tempo normale del post adozione, il tempo della crescita dei figli e delle figlie. Si sente però anche il bisogno di un confronto con esperti su tematiche specifiche sia per la formazione interna al gruppo stesso, sia con iniziative rivolte al pubblico e finalizzate alla formazione di una cultura dell’affido; una cultura che non esiste né nella società e né nella stessa scuola. E’ anche emerso il desiderio di poter fare qualcosa per aiutare gli orfanotrofi dei paesi da cui provengono i nostri bambini; come pure l’esigenza di fare qualcosa per chi vive situazioni di disagio nella nostra stessa società, come l’adozione di bambini con di problemi di salute ad esempio.

Insomma, abbiamo avviato un percorso ed è nato un gruppo che potrà essere un punto di riferimento anche per quelle coppie che intendono accostarsi all’idea dell’adozione e non sanno come fare. Ed in effetti, nel nostro piccolo percorso annuale, abbiamo già visto che ad essere interessate ad un percorso di questo tipo non sono solo le famiglie già adottive, ma anche le coppie che intendono diventarlo. L’esperienza di alcuni può diventare così un patrimonio da condividere. Invitiamo pertanto quanto fossero interessati, a contattarci.

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