Controinformazione 1990

Il coraggio dell’informazione in Zambia

Un interessante e coraggioso esempio di come la stampa cattolica
può stare a difesa ed a servizio della gente povera [1]

Spontanea mi è venuta l’associazione con il caso Nigrizia/Zanotelli di due anni fa in Italia, dopo aver avuto tra le mani, in modo confidenziale, la relazione di un meeting fra il Direttore di una rivista cattolica in lingua Bemba, diffusissima in tutto lo Zambia – P. Umberto Davoli – e il Ministro degli Interni zambiano – Generale Chinkuli – che lo aveva convocato. In questo caso si è ancora ad una fase interlocutoria e la speranza è che il dialogo continui.

Voce della gente

Icengelo, la rivista in questione, stampata dalla Mission Press del Franciscan Centre di Ndola, da molti anni – per l’esattezza dal 1981 in avanti – si propone di essere la voce della gente che fa più fatica a vivere, con salari del tutto inadeguati che perdono continuamente il potere di acquisto a causa dell’inflazione e dei prezzi che salgono alle stelle.

Tanto per fare un esempio, un sacco di farina di mais – l’elemento base se non unico del cibo per la maggioranza – è passato nel giro di un anno dalle 82 Kwacha alle 410; cosi pure il fertilizzante necessario per far crescere il mais è salito dalle 96 alle 398 Kwacha, rendendo per molti impossibile la coltivazione stessa del mais per il prossimo anno, con conseguenti ampie prospettive di fame. Impennate pazzesche dei prezzi davanti ad una situazione in cui non esiste un salario minimo garantito e dove si può essere costretti a lavorare per un salario mensile di 200/400 K., mentre il minimo assoluto che una famiglia dovrebbe avere per sopravvivere sarebbe un salario di almeno 1.400 K., assieme la possibilità di una integrazione con prodotti coltivati nell’orto.

E’ il caso di citare a questo proposito una ricca signora che voleva assumere un operaio specificamente per tenere pulito il suo splendido praticello inglese, piluccando tutte le erbette “cattive” che la florida terra africana inevitabilmente produce, e che si lamentava per la sfacciataggine dell’operaio che avrebbe preteso più delle 400 K. al mese che lei gli offriva per un lavoro del genere; come se il diritto a non morire di fame dipendesse dalle caratteristiche del lavoro che uno è costretto a fare, appunto, per non morire di fame. O il caso assurdo di un signore che per un lavoro di giardiniere sta offrendo 200 K. mensili con una ritenuta di 125 K. per l’affitto della stanza (stipendio netto: 75 K.).

Lotte per il salario e la casa

Questa del salario minimo da imporre per legge a tutti (anche a preti e vescovi!) è stata una delle battaglie portate avanti su “Icengelo” in questi anni, con qualche successo in casi privati, ma senza ottenere alcunché dal governo. “Noi non riusciamo a capire come mai un governo umanistico come quello zambiano permetta che questo continui a verificarsi senza muovere un dito! Molti dei datori di lavoro che pagano questi miserabili salari sono estremamente ricchi e fanno altissimi profitti. Ma anche le piccole imprese certamente non fallirebbero se pagassero più decentemente i loro operai: l’alto costo della produzione in Zambia non è certamente causato dal costo del lavoro”.

Battaglie condotte accanto alla gente per il loro diritto ad una abitazione decente, come nel caso di un compound di Ndola, dove Ia gente vive dal 1932 (addirittura molto prima dell’Indipendenza), ma che è considerato abusivo. Nel 1986, alla gente di questo compound – chiamato Mackenzy – furono dati quindici giorni di tempo per sloggiare delle loro case e dai loro orti in quanto il terreno era stato acquistato dalla Compagnia Statale di Assicurazioni per costruirci un “complesso sportivo”. Questo avveniva all’inizio della stagione delle piogge! Il posta in cui sarebbero stati destinati gli 8.000 abitanti di Mackenzy era una zona di foresta dove sarebbe dovuto sorgere un compound regolare e dove le uniche strutture realizzate erano le tracce lasciate dalle ruspe a mo’ di strade: né cliniche, né scuole, né acqua, né possibilità di trasporto; e dove già migliaia di persone avevano cominciato a vivere. Là essi avrebbero dovuto costruire le loro baracche in fretta, data la stagione delle piogge incipienti.

Icengelo si è subito schierato con i leader del compound e insieme stanno ancora combattendo una battaglia legale dalle alterne vicende e dall’esito incerto. Una delle gocce che ha fatto traboccare il vaso è stata la pubblicazione di un documento di Amnesty International in cui lo Zambia figura tra i paesi che hanno le prigioni piene di detenuti politici in attesa di giudizio da molti anni; e dove si pratica comunemente la tortura.

P. Umberto Davoli è stato convocato dal Miniatro degli Interni per un incontro chiarificatore su un menu di accuse più o meno cosi composto con citazioni di articoli dal 1985 in poi:

  • Icengelo incoraggia il disordine e lo sconvolgimento; istiga la gente a ribellarsi contro la legittima autorità;
  • fa predizioni di catastrofi e di collasso economico con conseguenze disastrose per le classi povere, diffondendo così allarme e paura invece di armonia e pace;
  • incoraggia la gente a ricorrere alla violenza e a spazzare via il governo.

A detto incontro erano presenti, oltre al Ministro stesso: l’Ispettore generale di Polizia, il Responsabile dei Servizi Segreti, il Procuratore Generale, il figlio stesso del presidente e altre grosse personalità del governo.

Senza lasciarsi intimorire da questo spiegamento di “forze”, in modo fermo e puntuale il direttore di Icengelo ha respinto tutte le accuse di istigazione alla violenza e alla ribellione, rivendicando il suo ruolo critico-profetico nel denunciare i mali della Nazione, nell’indicare le responsabilità, nel promuovere lo spirito di iniziativa della gente che dovrebbe prendere in mano attivamente il proprio destino in modo pacifico e nonviolento.

Distacco radicale fra la gente e il potere

Un punto particolarmente interessante di questo confronto è stato quello sul tipo di rapporto fra la classe al potere e il popolo zambiano. Traspare un distacco radicale. Scrive p. Umberto riferendo le sue parole alle autorità che lo avevano convocato: “Per essere franco, noi abbiamo l’impressione che voi, gente altolocata, avete perso il contatto con la realtà e con il popolo. Vivendo nella vostra speciale atmosfera, nel Palazzo, voi sembrate essere convinti che tutto vada bene per ogni zambiano, mentre non è affatto così. Noi che stiamo giornalmente in contatto con le masse, sentiamo le loro lamentele e vediamo le loro lacrime e le loro sofferenze: noi non possiamo restare in silenzio. Come potremmo osare, come spesso facciamo, parlare contro l’ingiustizia nel mondo ( Sudafrica; Sudamerica, Blocco comunista) se stessimo vigliaccamente in silenzio quando è il nostro popolo ad essere sfruttato? Se noi facessimo questo, saremmo degli ipocriti. Ora i crudi fatti dimostrano che anche in Zambia i ricchi diventano sempre più ricchi (una piccola minoranza), mentre i poveri (la grande maggioranza) diventa sempre più povera. Voi non vi rendete conto di quanta gente sta diventando esasperata, al limite della disperazione, senza sapere dove sbattere la testa; di come insopportabile sia la situazione per una altissima percentuale di popolazione: vecchi, disoccupati, malati, vedove, madri abbandonate, sottopagati, ecc. E’ questo che ci fa sentire come impellente dovere quello di alzare la voce per permettere all’intero paese di essere informato”.

Gli articoli principali e più scottanti di Icengelo sono il prodotto di ricerche fatte intervistando la gente nei compound, ascoltandola nelle piccole comunità cristiane dove ci si scambiano esperienze e punti di vista. Icengelo riceve una media di 80 lettere alla settimana ed ha una tiratura di 60.000 copie in un paese di appena sette milioni di abitanti. Ma per il ministro, Icengelo raccoglie l’opinione di sfaccendati che non hanno voglia di lavorare e per questo si divertono ad attaccare il Governo. Quello che Icengelo descrive a loro semplicemente non risulta.

La realtà è che la gente è intimorita dal potere. Nonostante che esista ufficialmente la possibilità di far pervenire la propria voce tramite organizzazioni di famiglie, di quartiere, regionali e nazionali, la gente non è capace di parlare apertamente con gli uomini del potere, mentre si sente molto più libera con chi non ha la faccia del partito unico. In questo modo esiste una incomunicabilità profonda fra chi governa e chi è governato, fra chi è ricco di mezzi e chi ne è totalmente sprovvisto. Icengelo dà fastidio perche cerca di demolire questo muro dell’incomunicabilità molto confortevole da una parte, estremamente sconfortante dall’altra.

Anche se al Presidente Kaunda vengono riconosciuti i meriti di chi è riuscito a mantenere la pace nel paese, avendo avuto successo nell’unire le diverse tribù, nell’evitare scontri e genocidi come in Burundi e in Nigeria; nel garantire la liberta di parola – Icengelo ne è un esempio -, per la lotta contro il colonialismo e l’apartheid.

 



[1] F.PIGNOTTI, Il coraggio dell’informazione in Zambia, in CARITAS & MISSIONE, Fermo, Marzo 1990

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