Dalle foreste insanguinate del Congo

Testimonianza di padre Mario Sciamanna
alla Veglia Missionaria di Venerdì 18 Ottobre
a Carassai

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Preghiera per un mondo libero dalla guerra

 

Venerdì 18 Ottobre, a Carassai, un piccolo gruppo di ‘Aloisti’ si sono incontrati prima attorno ad un tavolo imbandito con pizza e birra e poi in chiesa per un veglia missionaria. Ospite d’onore P. MARIO SCIAMANNA, missionario saveriano originario di Comunanza, da 40 anni circa in CONGO con appena alcuni anni di pausa in Spagna.

Sciamanna bIl contatto con padre Mario risale agli inizi di Aloe, quando il missionario si trovava a Bukavu, nella regione del Kivu, una regione che dal 1996 si trova praticamente in guerra; una guerra che 17 anni dopo continua imperterrita a mieter stragi e a produrre morte. Una guerra che però permette a delle multinazionali americane e inglesi di portare avanti i loro sporchi affari. Mentre era ancora a Bukavu, abbiamo finanziato un piccolo progetto dedicato alla formazione delle donne, che sono sempre le più colpite da ogni situazione di guerra. Poi padre Mario era stato trasferito a Kinshasa per dedicarsi alla formazione dei seminaristi saveriani e non si è più potuto dedicare ad attività sociali. Il nostro legame si è pertanto per alcuni anni dissolto. Ma padre Mario ci ha detto di aver sempre continuato a seguirci attraverso la nostra newsletter che arriva anche ai missionari sparsi per il mondo. Quest’anno, al suo rientro in Italia, padre Mario ci ha telefonato chiedendo di poterci incontrare e conoscerci di persona, cosa che ci ha fatto molto piacere. Ed è così nata l’occasione dell’incontro di Carassai.

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Foto di gruppo con il missionario

Padre Mario ci ha parlato della terribile situazione del Congo, una immensa nazione di cui nessuno ormai parla più, e questo volutamente. Si tratta di un immenso territorio ricchissimo quanto a risorse, cosa che però costituisce la propria condanna, perché attira i desideri inconfessabili delle multinazionali in cerca di oro, di coltan e di altri metalli preziosi. La povertà è estrema, la violenza endemica. Molte famiglie sono costrette a ‘mangiare a turno’: un giorno gli uomini e un altro giorno le donne, ed ovviamente per un solo pasto ogni due giorni. A Kinshasa, la capitale sono migliaia i bambini e i ragazzi che vivono in strada, fuori da ogni contesto familiare, che dormono dove possono, spesso sotto i ponti. Mentre parlava di questo, pensavamo a Manaus e ai suoi bambini di strada. Su tutto domina la guerra nell’est del paese, lungo il confine con il Rwanda e con l’Uganda, paesi dominati dall’etnia Tutsi  che aspirano ad annettersi la ricca regione del Kivu del vicino gigante dai piedi di argilla. Dietro di loro gli enormi appetiti occidentali. Padre Mario usa l’esempio dell’iceberg: la piccola punta visibile dell’iceberg è la guerra condotta dai ribelli del Kivu, dietro di loro, ancora ben riconoscibili, rwandesi ed ugandesi. Ma dietro costoro l’enorme parte nascosta dell’iceberg, la parte invisibile, lobby e paesi occidentali, Usa e GB in testa. Là dove domina la guerra, lo Stato non esiste, e dove lo stato non esiste, multinazionali senza scrupoli, con l’appoggio dei paesi confinanti, che servono a ‘riciclare’ le ruberie, portano avanti i loro foschi affari. Ma in questo processo insano siamo coinvolti anche noi: uno dei motivi per cui la guerra non ha fine, sono le miniere di coltan, un elemento essenziale per i telefonini. Il sangue del Congo, direttamente nelle nostre tasche e nelle nostre mani.

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La testimonianza di padre Mario Sciamanna

Padre Mario Sciamanna il 4 novembre rientrerà alla base, ma non si fermerà a Kinshasa, perché con un altro confratello, andrà nel nord del paese, a Kindu, nella provincia di Maniema, in una zona confinante con la regione del Kivu, dove apriranno una nuova missione. Ci siamo lasciati con il proposito di tenerci in contatto. Nella sua nuova missione tornerà ad occuparsi del sociale, perché la chiesa nella sua missione, come dice papa Francesco, ma prima di lui Gesù nel Vangelo, si deve occupare dei corpi non meno che delle anime, perché quando il corpo soffre, anche l’anima si ammala. Durante la veglia missionaria che abbiamo celebrato con lui nella chiesa di Carassai, padre Mario nella sua omelia prendeva spunto da un fascio di fogli che teneva in mano. Al termine della veglia glieli abbiamo chiesti e ora li mettiamo a disposizione di tutti. Presentano la situazione drammatica di questo immenso paese, una situazione terribile di cui NESSUNO, MA PROPRIO NESSUNO, PARLA. Vergogna …. direbbe Francesco!!!!

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