Il sedicente Califfato islamico

LETTERA APERTA AL SEDICENTE “CALIFFATO ISLAMICO”

126 personalità musulmane di tutto il mondo
distruggono i presupposti dello  “stato islamico”

 

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Il 19 settembre 2014, un vasto gruppo di personalità musulmane (126 leader di 40 nazioni diverse) indirizzano una lettera aperta al capo del sedicente “stato islamico”, Abu Bakr al-Baghdadi, accusando il suo autoproclamato “califfato islamico”, in maniera circostanziata e documentata, di pratiche che nulla hanno a che fare con l’Islam; crimini e violazioni dei più fondamentali principi islamici; uso sconsiderato e perverso delle scritture islamiche al di fuori di ogni criterio letterario e morale. Si rigetta persino il diritto degli estremisti di chiamare se stessi “jihadisti” e definendo continuamente il loro operato come puramente criminale.

“Chi vi ha dato autorità sulla ummah [popolo musulmano]?” chiede la lettera. “È stato il vostro gruppo? Se questo è il caso, allora un gruppo di appena qualche migliaia di persone si è autoproclamato come autorità sopra un miliardo e mezzo di musulmani. Questo atteggiamento è basato sopra una logica corrotta e autoreferenziale che ha la pretesa di affermare “Solo noi siamo musulmani e quindi decidiamo chi debba essere il califfo e tutti coloro che non lo dovessero accettare non sono musulmani”.

La lettera è stata pubblicata in due lingue, in Arabo e in Inglese, su un sito creato appositamente per essa (http://lettertobaghdadi.com). Si tratta di un lungo documento di ben 16 cartelle che entra nel merito di una serie di questioni (24 per l’esattezza) con una analisi esegetica approfondita e sottile sui testi islamici, ricorrendo continuamente alle fonti classiche del pensiero islamico. Proprio per questo suo carattere di documento esegetico, esso è preceduto da una sintetica lista di sentenze circostanziate (24 per l’esattezza, una per ogni punto discusso) destinate a mettere ko i militanti del cosiddetto Stato islamico, negando loro lo stesso diritto di chiamarsi musulmani. Il documento è infine corredato di ben sei cartelle di “firme”  e “qualifiche” di tutti i 126 studiosi provenienti da tutte le parti del mondo. 20 su 24 di queste sentenze riassuntive hanno a che fare con atti proibiti nell’islam: uccidere persone innocenti, inclusi i giornalisti, negare i diritti umani delle donne e dei bambini, reintrodurre la schiavitù, la tortura, lo sfregio dei cadaveri e la distruzione delle tombe, operare violenza contro i credenti di altre religioni della Scrittura, organizzare una insurrezione non giustificata, proclamare un ‘califfato’ “senza il consenso di tutti i Musulmani”, così come emettere fatwe (sentenze legali, interpretazioni della Legge islamica) senza una appropriata formazione religiosa e senza conoscere la lingua araba. Come gli autori della lettera osservano, tutte queste interdizioni sono state rozzamente violate dalla leadership e dai membri del sedicente Stato islamico.

Riporto qui il SOMMARIO di apertura della lunga lettera con i 24 punti di sintesi

  1. È  proibito nell’Islam emettere Fatwe senza tutte le necessarie procedure richieste. Anche in questo caso le fatwe devono seguire la teoria legale islamica così come definita nei testi Classici. È  altrettanto proibito citare un verso del Corano – oppure la parte di un verso – da cui far derivare una regola senza guardare  a tutto ciò che il Corano e gli Hadith insegnano riguardo alla stessa materia. In altre parole, ci sono prerequisiti soggettivi ed oggettivi molto precisi per emettere fatwe, e nessuno può piluccare i versi del Corano in appoggio ad argomenti legali senza considerare la globalità del Corano e degli Hadith.
  2. È proibito nell’Islam emettere regole legali riguardo a qualsiasi cosa senza padroneggiare la lingua Araba.
  3. È proibito nell’Islam semplificare eccessivamente ciò che riguarda la Sharia ed ignorare le conoscenze islamiche già stabilite.
  4. È permesso nell’Islam, agli studiosi, avere opinioni diverse in tutte le questioni, eccetto per le questioni fondamentali della religione che ogni Musulmano deve conoscere.
  5. È proibito nell’Islam ignorare la realtà del tempo contemporaneo quando si vuole esprimere delle regole legali.
  6. È proibito nell’Islam uccidere persone innocenti.
  7. È proibito nell’Islam uccidere emissari, ambasciatori e diplomatici; quindi è anche proibito uccidere giornalisti e cooperanti.
  8. La Jihad nell’Islam è guerra difensiva. Non è assolutamente permessa senza una giusta causa, un giusto proposito e senza le giuste regole di condotta.
  9. È proibito nell’Islam dichiarare qualcuno come non-musulmano a meno che lui o lei non dichiarano apertamente di non credere.
  10. È proibito nell’Islam ferire o maltrattare – in qualsiasi maniera – i Cristiani o qualsiasi altro “popolo della scrittura”.
  11. È obbligatorio considerare gli Yazidi, come un “popolo della scrittura”.
  12. La reintroduzione della schiavitù è proibita nell’Islam. Essa è stata abolita per universale consenso.
  13. È proibito nell’Islam costringere una persona a convertirsi.
  14. È proibito nell’Islam negare il riconoscimento dei diritti delle donne.
  15. È proibito nell’Islam negare il riconoscimento dei diritti dei bambini.
  16. È proibito nell’Islam attuare punizioni legali (hudud) senza seguire le corrette procedure che assicurano giustizia e misericordia.
  17. È proibito nell’Islam torturare le persone.
  18. È proibito nell’Islam sfigurare i morti.
  19. È proibito nell’Islam attribuire a Dio azioni malvage.
  20. È proibito nell’Islam distruggere tombe e chiese di Profeti e Santi.
  21. L’insurrezione armata è espressamente proibita nell’Islam per qualsiasi ragione diversa da una chiara apostasia da parte del governante oppure perché viene proibito al popolo di pregare.
  22. È proibito nell’Islam dichiarare un califfato senza il consenso di tutti i musulmani.
  23. La lealtà verso la propria nazione è permessa nell’Islam.
  24. Dopo la morte del Profeta, l’Islam non richiede a nessuno di emigrare altrove.

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Nel corpo del documento la maggior pare dei 24 punti termina con la puntuale sconfessione  dell’operato del sedicente ‘califfato’ sia dal punto di vista della tradizione islamica, sia per la sua efferata criminalità. “Voi avete ucciso molti innocenti che non erano né combattenti né armati, per il solo motivo che non erano d’accordo con la vostra opinione”. “Avete ucciso senza misericordia i giornalisti James Foley e Steven Sotloff, pur in presenza di una richiesta di misericordia da parte della madre di Sotloff. Avete ucciso persino il cooperante David Haines. Quello che avete fatto è senza ombra di dubbio assolutamente proibito dall’Islam”. Lo stesso riferirsi alla “Jihad” da parte loro viene considerato blasfemo. Dopo una lunga spiegazione su che cosa sia e non sia la Jihad, si conclude affermando che “In mancanza di una causa legittima (la Jihad è sempre e solo di carattere difensivo e mai offensivo o aggressivo), senza legittimi scopi, propositi, intenzioni  e corretta metodologia, non si può affatto parlare di Jihad, ma di pura criminalità e di azioni guerrafondaie”. Anche nei casi in cui è permessa la Jihad, il Corano proibisce apertamente la crudeltà e l’esagerazione della violenza, il rispetto del nemico. Eppure “Voi avete ucciso molti prigionieri, inclusi i 1700 prigionieri a Camp Speicher in Tikrit nel mese di giugno; i 200 prigionieri di Sha’er in luglio; i 700 prigionieri della tribù di Sha’etat in Deir el-Zor, ecc. … Questi sono odiosi crimini di guerra”. Mentre il Corano chiede rispetto per i “popoli del libro”, “voi avete scacciato i cristiani dalle loro case, mentre questi sono popolazioni native prima che arrivasse lo stesso Islam e malgrado abbiano sempre convissuto pacificamente con i loro fratelli musulmani; avete fatto strage degli Yazidi, mentre la tradizione islamica definisce anche essi popolo del libro. Avete reintrodotto la schiavitù dopo oltre un secolo che tutte le nazioni musulmane, insieme a tutta la comunità mondiale, l’avessero abolita ….”.

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Parole forti che tornano nella conclusione dove, dopo aver puntualizzato che l’Islam è una religione di misericordia, si afferma ancora a chiare note che “voi avete misinterpretato l’Islam per una religione di durezza, brutalità, tortura e assassinio. Come abbiamo delucidato, questo è un gravissimo errore e una offesa a tutto l’Islam, a tutti i Musulmani e all’intero mondo”. E quindi un appello finale: “Riconsiderate tutte le vostre azioni, desistete da esse; pentitevi per esse; fermatevi dal fare del male agli altri e tornate alla religione di misericordia”.

Come ho già detto sopra, ben 126 alte personalità musulmane di 40 nazioni del mondo hanno firmato questo appello. Un documento che appare chiaramente destinato all’interno della comunità islamica mondiale, per contrastare, e neutralizzare se possibile, la nefasta influenza di questo movimento. Qua e là nel documento si intravvede infatti la preoccupazione che a pagare per tutto questo sia lo stesso Islam mondiale, messo in una luce sinistra: “Voi avete provveduto ampie motivazioni a tutti coloro che vogliono definire l’Islam come una realtà barbarica, con le vostre azioni barbariche che pretendete siano fatte nel nome dell’Islam. Avete dato al mondo un bastone con cui colpire l’Islam, mentre l’islam è completamente innocente di queste vostre azioni espressamente proibite da esso”.

03Tra la conclusione del documento e la lunga lista delle firme, troviamo un interessante testo che ci fa capire la radicalità della posta in gioco all’interno del mondo islamico. Si riporta e si commenta un hadith del 4° califfo Ali Bin Abi-Talib, il genero di Maometto e personaggio cruciale nella spaccatura fra Islam sunniti e Islam shita. Questo hadith sembra una profezia (di 1400 anni fa) riferita all’attuale ascesa dell’ISIL e del sedicente califfato islamico. In effetti da una ricerca fatta in internet risulta da diversi siti islamici che questo hadith (riportatoo da Nu’aym ibn Hammad nella sua opera Kitab Al-Fitan, n. 573) viene interpretato appunto in questo modo. In questi siti si avvicina l’emergere dell’ISIL al ritorno del Madhi; una interpretazione apocalittica dunque. Ritrovare questa interpretazione apocalittica in questo solenne e severo documento controfirmato da ben 126 personalità, appare una sorpresa, e ci dà la dimensione della posta in gioco esattamente all’interno del mondo islamico. L’interpretazione, frase per frase, dell’hadith che ci viene offerta qui, non respinge l’idea che questa profezia di 1400 anni fa parli effettivamente dell’ISIL, ma presenta una interpretazione apocalittica nella linea dell’harmagheddon biblico. L’esercito dell’ISIL come l’esercito del male, una sorta di ‘anticristo’ islamico, dalla oscura forza ingannevole, che però cadrà per contraddizioni interne; dopo di che si avrà l’intervento di Dio che farà trionfare la verità “attraverso una chiara e corretta proclamazione islamica, come questa lettera aperta”. L’azione di questa corretta proclamazione viene spiegata ricorrendo ad un versetto coranico (Sura 31, 16) che riecheggia vagamente la parabola evangelica del seme che pian piano germina, nasce e  cresce anche in mezzo a terreni impervi.

Franco Pignotti

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