La Chiesa dei Poveri

Attacco alla Chiesa dei poveri[1]

Qualcosa sembra si stia muovendo in Perù sulla questione dei sacerdoti impegnati nella difesa dei diritti delle comunità indigene e dell’ecosistema amazzonico. In peggio purtroppo! E’ di qualche giorno la notizia che uno di questi religiosi, l’inglese Paul Mc Auley, da oltre venti anni in Perù e da oltre dieci in uno dei centri principali della foresta amazzonica peruviana, Iquitos capoluogo della immensa regione amazzonica chiamata Loreto, dove ha fondato una associazione a difesa dell’ambiente, la Red Ambiental di Loreto (RAL), è stato espulso dal Perù. La Risoluzione Ministeriale di espulsione dal paese del religioso Paul Mc Auley porta la data dell’11 giugno, ma è stata notificata solo il 1 luglio. Il decreto prevede che il religioso debba abbandonare il paese entro sette giorni e si da mandato alla polizia di far rispettare tale termine, anche se, come affermato dal capo della Direzione Generale per le Migrazioni e la Naturalizzazione (DIGEMIN), Juan Antonio Álvarez Manrique, il religioso, come ogni cittadino peruviano o straniero, ha diritto ad appellarsi contro la risoluzione. Il 2 luglio ha parlato di lui il quotidiano inglese The Guardian. Il 3 luglio il quotidiano peruviano La Republica, gli ha dedicato la foto di copertina contro il religioso. Il 5 luglio lo stesso giornale riporta in un lungo articolo la decisione di Mc Auley di appellarsi contro questa espulsione, dichiarando di aver operato sempre in piena sintonia con le indicazioni della Conferenza Episcopale Peruviana e secondo lo spirito del Concilio Vaticano II. Che la vicenda di Mc Auley sia legata anche a quella di padre Bartolini, lo dimostra lo stesso giornale peruviano che nella edizione del 4 luglio ha dedicato la foto di copertina ad altri quattro casi di ecclesiastici nel mirino delle autorità peruviane, fra cui spicca il nostro padre Mario Bartolini. Si tratta di quattro religiosi che lavorano da anni nel nord oriente del paese a stretto contatto con le popolazioni indigene e sono tutti accusati, come il Mc Auley di dedicarsi ad attività politiche contro lo stato invece che pastorali. Oltre al britannico Paul Mc Auley e all’italiano Mario Bartolini, sono stati additati da esponenti della maggioranza di governo come leader occulti delle proteste e sollevazioni indigene degli ultimi tempi, gli spagnoli José Luis Astigarraga, vescovo di Yurimaguas, (la vicaria di cui fa parte padre Mario Bartolini) e Francisco Muguiro, sacerdote gesuita de la Vicaría de Jaén, e lo statunitense Daniel Turley, vescovo di Chulucanas. Il fatto cruciale, che ha innescato la reazione governativa, è stata la maximobilitazione indigena e contadina del maggio-giugno 2009, conclusasi con i sanguinosi scontri di Bagua tra manifestanti e poliziotti, in cui persero la vita dalle 100 alle 200 persone.  L’appoggio dato da questi esponenti della chiesa popolare alle pacifiche rivendicazioni delle comunità indigene che rivendicano il loro diritto alla terra viene visto dal governo come una opposizione diretta alla sua politica di sfruttamento commerciale di questa immensa regione peruviana, uno sfruttamento commerciale che mette la regione in mano ad imprese senza scrupoli le quali, oltre a distruggere la foresta, producono un altissimo inquinamento dell’ambiente. Contro l’accusa di incitazione alla violenza fatta dal Governo, si è già pronunciata la Conferenza Episcopale Peruviana che ha difeso la partecipazione di questi sacerdoti alle manifestazioni del 2009 dei popoli indigeni come animati da puro spirito nonviolento[2]. In particolare su padre Mario Bartolini, pende una denuncia penale, per la quale  il giudice Julio César Aquino Medina, del tribunale di San Martín, ha chiesto undici anni di carcere, la cui sentenza inizialmente attesa per il 15 giugno è stata rimandata – senza data precisa –  al presente mese di luglio. Anche questa denuncia,  si riferisce all’appoggio dato dal missionario alle manifestazioni di Bagua che inizialmente pacifiche, sono poi degenerate nella violenza a causa dell’attacco dell’esercito contro i manifestanti. In questa occasione padre Mario, dopo i massacri operati dall’esercito, ebbe a dichiarare «Essere credenti non significa accettare l’azione criminale delle autorità che oggi ci governano; dobbiamo dire assassini a coloro che uccidono per denaro».

Quello che sta succedendo in questi giorni in Perù, lascia supporre che si tratti di un attacco frontale a quel settore della  Chiesa impegnata socialmente dalla parte degli ultimi. L’accusa che viene rivolta a questi religiosi è quella di aver dimenticato l’azione pastorale per dedicarsi all’attività politica, chiaramente in una visione di chiesa disincarnata dalla storia o chiusa nelle sagrestie. Il governo peruviano non vuole testimoni scomodi contro il suo infelice progetto di commercializzazione della foresta amazzonica  e di distruzione delle comunità indigene nel nome di una falsa e criminale idea di sviluppo. Appare chiaro che questo settore della Chiesa peruviana, molto attivo nell’accompagnamento delle popolazioni indigene, intralcia gli interessi congiunti del governo e delle grandi imprese estrattive in Amazzonia. Contro questo settore della Chiesa è in atto una campagna diffamatoria volta a rompere il fronte comune indigeno e a facilitare l’accesso alle terre e al sottosuolo amazzonico alle grandi compagnie, alleate del governo.

Ci è arrivata una email da parte di una delle più strette collaboratrici di Padre Mario, Lucero Guillen. In questa lettera questa collaboratrice si mostra molto preoccupata per la piega che stanno prendendo gli avvenimenti, nei quali lei vede una precisa strategia di attacco alla chiesa. Scrive la suora:

“Le cose si stanno mettendo molto male qui. Giovedì hanno consegnato al Fratello Paul Mc Auley, religioso dei Fratelli di De La Salle, la notifica che cancella la sua residenza in Perù, in quanto costituirebbe un pericolo per la sicurezza dello stato. Egli vive in Iquitos da molti anni ed è uno dei maggiori difensori delle terre e del medio ambiente.

Oggi è apparso in un titolo grande del giornale La repubblica, altri religiosi nel mirino fra cui il nostro vescovo, Monsignor Josè Luis e P. Mario.

Siamo molto preoccupati, perché questa è una nuova strategia del governo per far espellere quelli che considera un ostacolo nella concessione delle terre dell’amazzonia: la CHIESA. Si tratta di un onore, ma nello stesso tempo questo momento è molto doloroso. So che siete sempre consapevoli di ciò che sta accadendo qui. Un abbraccio e preghiamo molto perché possiamo essere sufficientemente intelligenti e forti in questo e ancor più in altri momenti che stanno per venire e che potranno essere molto più duri. Lucero”

Noi sentiamo questa email come un accorato appello a fare tutto il possibile per far pressione sul governo peruviano affinché receda da questa politica liberticida.

Mentre ringraziamo per gli importanti interventi che ci sono stati nelle scorse settimane a favore di padre Mario Bartolini e del suo impegno nella foresta amazzonica peruviana, non solo ad opera di privati cittadini (le tante firme raccolte, i tanti fax spediti al Ministero degli esteri), ma anche a vari livelli istituzionali politici[3] ed ecclesiali[4], nonché della stampa che ha dato ampia copertura alla vicenda a livello locale e regionale, e in qualche raro caso anche a livello nazionale, riteniamo assolutamente necessario farsi sentire ancora in questa occasione quando la situazione sembra mettersi al peggio per le persone impegnate sul fronte dei diritti umani delle popolazioni indigene del Perù.  Alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni in Perù, torniamo a proporre il nostro appello in favore della lotta per il rispetto dei diritti umani delle comunità indigene e di chi lotta al loro fianco come il missionario Padre Mario Bartolini[5].

Chiediamo inoltre agli stessi livelli istituzionali che sono già intervenuti a sollecitare il nostro Ministro degli Esteri di interessarsi circa il reale impegno profuso dal nostro Ministero degli Esteri e la risposta da questi ottenuta dalle autorità peruviane. Auspichiamo che altre realtà istituzionali, parlamento, regioni, provincie e comuni, che non hanno ancora preso in considerazione la vicenda, lo facciano nel più breve tempo possibile.

Siamo consapevoli che mentre proponiamo una azione in favore di un nostro concittadino che opera nel segno della solidarietà e della promozione dei diritti umani in un altro paese,  nel mondo globalizzato di oggi, promuoviamo la difesa del nostro comune futuro che passa anche per  questo appoggio esplicito a chi mette a repentaglio la propria vita per difendere i diritti delle comunità indigene e delle ultime foreste, contro i rappresentanti di quel modello di sviluppo (il nostro purtroppo!) che tutto riduce a pura merce di scambio ‘monetarizzabile’, che inquina e distrugge tutto ciò che tocca, trionfante ‘religione’ del dio denaro, l’ultimo “Moloch” letteralmente assetato (lo vediamo in Amazzonia) di sacrifici umani.

 

 



[1] F. PIGNOTTI, La battaglia di padre Mario, in La Voce delle Marche, 27 luglio 2010, pp. 5.21.23

[2] Il presiedente della Conferenza Episcopale Peruviana, Mons. Luis Bambaren, ha dichiarato, contro le affermazioni di esponenti del Governo, che i religiosi che hanno partecipato alle manifestazioni delle popolazioni indigene del 2009, non solo non incitarono alla violenza, ma erano invece impegnati nel mantenere il carattere pacifico delle manifestazioni.

[3] Per quanto ne siamo a conoscenza noi stessi, hanno deliberato un intervento diretto nei confronti della Farnesina perché si attivi in favore del missionario sotto processo verso i responsabili del governo del Perù: la Provincia di Ascoli Piceno, la Provincia di Fermo, il Comune di San Benedetto del Tronto, il Comune di Firenze, la Regione Marche; c’è stata una interpellanza alla Commissione Affari esteri della Camera da parte del deputato di Verbania On. Zacchera; sappiamo dell’intervento diretto presso il Ministro Frattini di diversi deputati e senatori.

[4]La Conferenza Episcopale Marchigiana ha fatto un comunicato stampa in appoggio del missionario e la stessa CEI si e interessata al caso..

[5] La campagna di appoggio a questa nobile lotta, portata avanti attraverso il sito web dell’associazione ALOE Onlus, www.aloemission.org,

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