Papa Francesco ridona speranza ai preti di sinistra

Cosa si dice in America Latina di papa Francesco? Gli ambienti della Teologia della Liberazione, duramente repressi e semi sterminati dai precedenti pontificati woytiliano e ratzingeriano, rivivono una nuova primavera con il nuovo spirito francescano di papa Bergoglio.
Presento qui un articolo di Jessica Weiss che scrive da Buenos Aires
per The Associated Press, Domenica 28 Aprile 2013.

 

Ripara la ChiesaQualcuno
ritiene  che
“la Chiesa è in rovina”
e che Francesco può ricostruirla.
Il papa
v
uole creare
una Chiesa povera
per i poveri!

 

BUENOS AIRES, Argentina – Il nuovo papa dall’America Latina che desidera creare “una Chiesa per i poveri” sta alimentando la speranza tra i difensori della teologia della liberazione, un movimento di attivismo sociale che aveva allarmato gli altri papi per il manifestarsi di tendenze di sinistra.

Papa Francesco sembra avere tutto ciò che serve per riparare la Chiesa, che è “in rovina” e che ha “perso il rispetto per ciò che è sacro”, ha detto sabato scorso Leonardo Boff, prominente teologo della liberazione.

“Con questo Papa, gesuita, proveniente dal Terzo Mondo, possiamo respirare con gioia”, ha detto Boff in una fiera del libro di Buenos Aires. “Papa Francesco ha la forza e la tenerezza, per creare un nuovo mondo spirituale.”

I Papi precedenti avevano fatto pressioni sul teologo brasiliano di 74 anni perché rimanesse in silenzio per marcare una differenza significativa con i sacerdoti socialmente attivi e la politica di sinistra. Nella sua funzione di cardinale principale della Chiesa argentina, prima di diventare papa, Francesco aveva rafforzato questa differenza, suggerendo, nel 2010, che dare una interpretazione marxista della Scrittura serviva solo a causare problemi ai sacerdoti.

Però Boff ritiene che l’etichetta di conservatore di mente chiusa, semplicemente non si possa applicare a Francesco.

“Papa Francesco è mosso dalla prospettiva tipica di molte chiese dell’ America Latina, dove non si discute tanto di tesi teologiche, cosa che gli europei sanno fare molto meglio di noi. Le nostre chiese preferiscono lavorare insieme per sostenere cause che sono universali, come ad esempio la causa dei diritti umani, l’osservazione della realtà dal punto di vista dei poveri, il destino dell’umanità sofferente, il servizio al popolo di periferia”.

Il movimento della teologia della liberazione, che si preoccupa di liberare le persone umane sia dal punto di vista materiale che spirituale, emerse nel 1960 e si diffuse rapidamente, soprattutto in America Latina. Sacerdoti e laici cominciarono a coinvolgersi profondamente nella difesa dei diritti umani e nelle battaglie sociali. Alcuni sono rimasti intrappolati tra i governi repressivi e i movimenti ribelli, a volte anche a costo della loro vita.

Tra i martiri del movimento c’è il salvadoregno Oscar Romero, le cui pesanti critiche al governo militare del paese portò alla propria uccisione mentre stava dicendo messa nel 1980. Mons. Romero è stato assassinato da uomini armati legati alla gerarchia militare, il giorno dopo che aveva predicato dal pulpito che “Nessun soldato è obbligato a obbedire a un ordine contrario alla volontà di Dio”. Il suo omicidio fu l’inizio di una guerra civile che ha lasciato quasi 90.000 morti nei 12 anni seguenti.

La beatificazione di Romero era rimasta congelata sotto i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, a causa della loro opposizione alla teologia della liberazione, ma ora Romero torna di nuovo in pista per diventare un santo, dopo l’elezione di Papa Francesco.

Molti altri teologi della liberazione sono stati assassinati negli anni ’70 e ’80. Sei sacerdoti gesuiti sono stati massacrati nella loro università in El Salvador nel 1989. Altri sacerdoti e operatori laici sono stati torturati e fatti scomparire nelle carceri in Cile e Argentina. Altri sono stati freddati mentre peroravano il diritto alla terra per i poveri in Brasile. Alcuni sono andati oltre e hanno preso le armi, o sono morti mentre accompagnavano le colonne dei ribelli come cappellani, come il gesuita americano James Carney, che morì in Honduras nel 1983 .

E sebbene anche Giovanni Paolo II abbia abbracciato la “opzione preferenziale per i poveri”, che era il centro del movimento, alcuni leader della Chiesa non erano stati felici di vedere intellettuali della Chiesa che aggiungevano dosi di marxismo e la lotta di classe alla loro analisi della Scritture. E ‘stata una combinazione potente e attraente per gli idealisti latinoamericani, cresciuti nella dottrina cattolica, educati dall’azione pedagogica di insegnamenti influenzati dal marxismo nella regione, e indignati per la fame, la disuguaglianza e la repressione sanguinosa che li circondava.

Giovanni Paolo II e il suo principale teologo, il cardinale Joseph Ratzinger, hanno espulso dalla Chiesa alcuni dei rappresentanti più appassionati e impegnati nella sperimentazione della teologia della liberazione, ne hanno puniti altri e hanno fatto in modo che i vescovi e i cardinali nominati a posti di importanza assumessero una posizione dura nei confronti dell’attivismo sociale di sinistra.

Tuttavia, gran parte del movimento si è mantenuto, difeso da migliaia di “comunità di base” che lavorano nelle parrocchie in tutto il continente, incoraggiate da suore, sacerdoti e alcuni vescovi che hanno posto la libertà dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia sociale nel cuore della missione spirituale della Chiesa.

Centinaia di sostenitori del movimento riuniti lo scorso anno in una conferenza in Brasile si erano dichiarati pronti a tornare in pista.

“A volte le braci sono nascosti sotto la cenere”, è stato scritto nella dichiarazione finale della riunione, che ha espresso la speranza di poter ravvivare “un fuoco che accenda altri fuochi nella Chiesa e nella società”.

Boff ed altri sostenitori della teologia della liberazione sono colpiti dal fatto che il nuovo papa abbia speso così tanto tempo di lavoro nei bassifondi marginali, e si sentono ispirati dai suoi scritti che non considerano ‘sacrilega’l’azione sociale.

“L’opzione per i poveri ha avuto origine nei primi secoli del cristianesimo; appartiene alle stesse Sacre Scritture”, aveva detto l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio durante una presa di posizione per i diritti umani nel 2010. E aveva aggiunto che se ripetesse “uno qualsiasi dei sermoni dei fondatori della Chiesa, del II o III secolo, sul modo di trattare i poveri, allora direbbero che si tratta di un discorso maoista o trotskista”.

Mons. Gregorio Rosa Chavez, arcivescovo ausiliare  di San Salvador, ha detto che Romero e Francesco presentano la stessa visione di Chiesa. E aggiunge: “Quando Francesco dice ‘una chiesa che è povera e per i poveri’, usa una espressione che Romero aveva usato molte volte”. Rosa Chavez ha affermato che nessuno dei due cardinali erano tra gli uomini più radicali della Chiesa. “Ci sono molte teologie della liberazione”, ha osservato. “Il papa rappresenta una di queste correnti, la più pastorale, la corrente che mette insieme l’azione con l’insegnamento.” La teologia della liberazione di Francesco – ha continuato – è stata quella dei “teologi ordinari, di quelli che camminano con la gente e sanno combinare riflessione e azione”, al contrario di quella dei “teologi cattedratici delle aule universitarie” .

Lo stesso Giovanni Paolo II aveva accettato il termine “teologia della liberazione”, ma questa sembra lo avesse ispirato per la resistenza al regime comunista nella sua nativa Polonia ed era quindi diventato allergico alla devozione socialista.

Per 30 anni, il Vaticano ha promosso in America Latina, in Africa e in Asia cardinali che “hanno avuto la tendenza ad essere negativi, per dirla diplomaticamente, nei confronti della teologia della liberazione”, ha detto Stacey Floyd-Thomas, professore di Etica e Società presso la Divinity School della Vanderbilt University.

In Brasile, l’arcivescovo di San Paolo, Odilo Scherer, considerato da molti come un candidato al papato, aveva affermato al giornale Estado de S. Paulo, l’anno scorso, che la teologia della liberazione “ha perso la sua ragion d’essere a causa del suo essersi appoggiata alla ideologia marxista, che è incompatibile con la teologia cristiana”.

“Essa ha avuto i suoi meriti in quanto ha aiutato a riportare l’attenzione su temi quali la giustizia sociale, la giustizia internazionale e la liberazione dei popoli oppressi. Ma questi erano sempre stati temi permanenti nell’insegnamento della Chiesa”, ha detto Scherer.

Nel 1984, Ratzinger fece di Boff un nuovo caso Galileo, avviando una inquisizione vaticana sui suoi scritti e giungendo alla fine all’interdizione delle funzioni ecclesiastiche e aveva ordinato a Leonardo Boff di trascorrere un anno in “silenzio obbediente”. Quasi un decennio più tardi, nel 1993, il Vaticano lo represse di nuovo e Boff ha lasciato l’ordine francescano. Ora è lo stesso Boff ad affermare che papa Francesco sta portando una “nuova primavera” alla Chiesa mondiale.

Josef Ratzinger era contrario alla causa dei poveri e alla teologia della liberazione, ha affermato Boff. “Ma queste son cose del secolo passato. Ora siamo sotto un altro papa”

 Traduzione di Franco Pignotti

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