Risveglio ecologico

Manifesto studentesco per un risveglio ecologico

Dopo la pubblicazione del drammatico documento dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), un vero e proprio grido di allarme, – secondo il quale la temperatura media globale potrebbe raggiungere i +1,5 gradi centigradi, rispetto ai livelli pre-industriali, già nel 2030, causando cambiamenti climatici irreversibili – gli iscritti alle più prestigiose università francesi hanno deciso di far sentire la propria voce lanciando un nuovo movimento ecologista, pubblicando un MANIFESTO STUDENTESCO PER IL RISVEGLIO ECOLOGICO, nel quale chiedono un cambiamento profondo della società nella quale vivono per una presa di responsabilità globale e capillare del problema ambientale. A cinquanta anni esatti dal famoso “MAGGIO FRANCESE” che diede l’avvio alla rivoluzione del “SESSANTOTTO” … la speranza di un “OTTOBRE FRANCESE” che dia l’avvio ad un nuovo movimento studentesco europeo a partire da questo scorcio di 2018!!!!!

Ne diamo qui una nostra traduzione italiana.

Manifesto francese

 Noi studenti nel 2018, facciamo la seguente osservazione: nonostante i ripetuti appelli della comunità scientifica, nonostante i cambiamenti irreversibili ormai già da tempo osservati in tutto il mondo, le nostre aziende continuano il loro percorso verso la catastrofe ambientale e umana.

Dovremmo richiamarlo? Ciascuno degli ultimi tre decenni è stato più caldo dei precedenti e di tutti gli altri decenni dal 18501. Nel 2018, anche i paesi scandinavi sono stati colpiti da incendi boschivi di una grandezza insolita2. Già oggi il 60% delle specie in Europa si trova in una situazione di conservazione sfavorevole3 e un terzo dell’umanità è interessato dalla desertificazione del suolo4. A causa della maggiore frequenza di eventi climatici estremi, del conseguente calo dei rendimenti agricoli e della recrudescenza di malattie, più di 100 milioni di persone sono a rischio di andare sotto la soglia di povertà entro il 20305. Entro il 2050, si prevede che 250 milioni di persone si dovranno trasferiranno a causa di eventi estremi legati al cambiamento climatico6.

L’elenco è lungo quindi cerchiamo di farla breve: noi abbiamo già, a livello planetario, oltrepassato almeno 4 dei 9 “confini planetari”7 oltre i quali il degrado ambientale può causare cambiamenti brutali del sistema Terra, compromettendo il proseguimento delle di attività umane. Dovremo aspettare che tutti i limiti siano superati prima di reagire? Certo, durante la Conferenza di Parigi del 2015, 195 paesi, con il supporto di gruppi di esperti e ONG, hanno concordato, senza peraltro obbligarsi, sulla necessità di contenere il riscaldamento globale al di sotto di 2°C per non correre il rischio di causare un clima incontrollabile. Ma considerato lo scarto8 fra gli impegni quantificati degli Stati e le necessarie riduzioni delle emissioni, noi constatiamo con frustrazione che le azioni proposte sono fondamentalmente inadeguate alle sfide che abbiamo di fronte.

Insufficienti perché esse non permettono di affrontare alla radice le cause del problema. L’attuale funzionamento delle nostre società moderne, basato sulla crescita del PIL senza una reale considerazione delle carenze di questo indicatore, è il principale responsabile dei problemi ambientali e delle crisi sociali che ne conseguono. I nostri sistemi economici non sono stati ancora in grado di integrare né la limitatezza delle risorse disponibili9 né l’irreversibilità di certi degradi ecologici; non si mostrano affatto consapevoli della propria fragilità di fronte alle perturbazioni ambientali e all’allargamento delle disuguaglianze. I nostri sistemi politici, generati dall’espressione di interessi spesso contraddittori e lontani dagli interessi generali, fanno fatica ad acquisire una visione a lungo termine e a prendere decisioni efficaci per un rinnovamento ambizioso dell’economia. I nostri sistemi ideologici, infine, valorizzano i comportamenti individualistici della ricerca del profitto e del consumo senza limiti, portandoci a considerare come “normali” modi di vivere che sono lontani dall’essere sostenibili. A proposito delle problematiche ambientali, ci limitiamo al massimo all’ignoranza; nella peggiore delle ipotesi alla negazione.

Noi, firmatari di questo manifesto, siamo tuttavia convinti che questa immagine oscura non sia inevitabile. Abbiamo davanti due possibili opzioni per noi oggi: a) continuare il percorso distruttivo delle nostre società accontentandoci dell’impegno di una minoranza di persone e di aspettare le conseguenze che inevitabilmente verranno; b) prendere decisamente il nostro futuro in mano, scegliendo collettivamente di anticipare e di includere nella nostra vita quotidiana e nelle nostre imprese l’ambizione sociale e ambientale di cambiare rotta e non finire in stallo.

Il vantaggio della prima opzione è la sua facilità, dal momento che non deve cambiare nulla, o continuare a fare cambiamenti superficiali. Dobbiamo allora, noi giovani per tutta la nostra vita, restare puramente a guardare la macchina imballarsi senza reagire? Ci rifiutiamo di essere così. Siamo sempre più numerosi a ritenere che un cambiamento radicale della direzione sia oggi l’unica opzione possibile che ci possa offrire prospettive future più soddisfacenti. Anche se abbiamo forse un tempo più lungo prima che i nostri ricchi paesi temperati subiranno gravi danni a causa di problemi ambientali, noi ci rifiutiamo di pensare che tale dilazionamento possa costituire una scusa per non agire, soprattutto quando gli altri stanno già soffrendo conseguenze del nostro modello di sviluppo. Un francese medio fa infatti parte del 3% più ricco del mondo, e quasi tre pianeti sarebbero necessari se il nostro stile di vita dovesse diffondersi in tutto il mondo10. Noi  stiamo attualmente beneficiando di queste ingiustizie e saremo ancora più responsabili se non cominciamo adesso ad impegnarci per combatterle.

Davanti alla portata di questa sfida, ci rendiamo conto che gli impegni individuali, pur lodevoli, non saranno sufficienti. In effetti, cosa significa spostarsi in bicicletta, quando si lavora per un’azienda la cui attività contribuisce all’accelerazione del cambiamento climatico o all’esaurimento delle risorse? Man mano che ci avviciniamo al nostro primo lavoro, ci rendiamo conto che il sistema di cui facciamo parte ci prospetta posizioni spesso incompatibili con il frutto delle nostre riflessioni migliori e ci imprigionano dentro alle contraddizioni quotidiane. Noi siamo determinati, ma non possiamo agire da soli: possiamo superare queste contraddizioni solo con il coinvolgimento attivo di responsabili politici ed economici, il cui unico obiettivo deve essere quello di servire l’interesse pubblico in modo sostenibile.

Noi, i futuri lavoratori, siamo pronti a mettere in discussione la nostra aspettativa di comfort in modo che la società cambi profondamente.

Vogliamo approfittare della libertà di cui godiamo ora come studenti, per rivolgerci ai nostri futuri datori di lavoro per dire loro che li apprezzeremo in conformità con le nostre richieste espresse in questo manifesto. Affermiamo che è possibile vivere bene senza sprofondare nell’ultra-consumo o nella totale indigenza; che l’economia deve essere consapevole della sua dipendenza dal proprio ambiente per essere sostenibile; e che la risposta ai problemi ambientali è fondamentale per ridurre le disuguaglianze e i rischi di conflitto. La società che noi vogliamo non è una società di privazione più dura e più triste; è una società più serena, più piacevole, di rallentamento scelto. In effetti, il rallentamento della distruzione causato dal nostro modello economico non è incompatibile con il benessere umano, al contrario. È per tutte queste ragioni che le aziende devono accettare di porre la logica ecologica al centro della loro organizzazione e delle loro attività.

Come cittadini, come consumatori, come lavoratori, affermiamo quindi in questo manifesto la nostra determinazione a cambiare un sistema economico in cui non crediamo più. Siamo consapevoli che ciò comporterà un cambiamento nel nostro modo di vivere, perché questo è necessario: è giunto il momento di prendere le misure necessarie e smettere di vivere oltre i nostri mezzi, a spese dell’intero pianeta11, degli altri popoli e delle generazioni future. Abbiamo bisogno di un nuovo e diverso obiettivo che quello di mantenere ad ogni costo la nostra capacità di consumare beni e servizi di cui possiamo vivere senza. Noi dobbiamo porre la questione ecologica al centro del nostro progetto sociale. Per ottenere ciò, un nuovo  slancio collettivo deve nascere. E poiché la grandezza dell’obiettivo richiede la totalità delle energie, noi siamo pronti a mobilitare le nostre, con entusiasmo e determinazione. Noi vogliamo, attraverso la nostra mobilitazione, incoraggiare tutti gli attori della società – autorità pubbliche, imprese, individui e associazioni – a svolgere il loro ruolo in questa grande trasformazione e ad apportare i cambiamenti necessari verso una società finalmente sostenibile.

Firma il Manifesto

A cosa serve firmare questo manifesto? Per te, per prendere atto una volta per tutte che i problemi dichiarati sono reali e che vuoi pensare al tuo ruolo nella loro risoluzione. Per noi, studenti, per contribuire a generare uno slancio collettivo in modo che quelli che agiscono non si sentano più in minoranza. Per gli altri, per mostrare che gli studenti sono consapevoli di questi problemi, sanno come identificare le loro cause e sono mobilitati per agire.

Se sei rimasto a bocca asciutta in termini di azioni concrete, è normale. Ti spiegheremo nelle nostre FAQ perché non abbiamo proposto un’azione precisa; e ti diamo nella nostra scheda Cosa fare? molte opportunità di azione. A te il compito di esplorare, ma prima di tutto, firma!

Modello per firmare

Fonti

1 5ème Rapport du GIEC sur les changements climatiques et leurs évolutions futures (2013)
LECLIMATCHANGE.FR

2 Sarah Sermondadaz, “Incendies en Suède : un avant-goût de ce qui attend l’Europe, prévient Jean Jouzel”, Science et Avenir (23 Juillet 2018)
SCIENCESETAVENIR.FR

3 Agence Européenne pour l’Environnement, l’Environnement en Europe : Etat et perspectives (2015)
EEA.EUROPA.EU

4 Comité Scientifique Français de la Désertification
CSF.DESERTIFICATION.ORG

5Banque mondiale, “Plus de 100 millions d’êtres humains pourraient continuer d’échapper à la pauvreté grâce à un effor immédiat en faveur d’un développement respectueux du climat”, Communiqué de presse n°2016/164/GCC (8 Novembre 2015)
SCIENCESETAVENIR.FR

6 ONU Info, “Climat : 250 millions de nouveau déplacés d’ici à 2050, selon le HCR” (10 Décembre 2008)
NEWS.UN.ORG

7 Stockholm Resilience Center
STOCKHOLMRESILIENCE.ORG

8 Programme des Nations Unies pour l’Environnement, The Emissions Gap Report 2017 (31 Octobre 2017)
WEDOCS.UNEP.ORG

9 Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jorgen Randers et William W. Behrens III, The Limits to Growth, Universe Books (1972)
DONELLAMEADOWS.ORG

10 Global Footprint Network
FOOTPRINTNETWORK.ORG

11 WWF, L’autre déficit de la France (2018)
WWF.FR

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