Dal Tibet a Smerillo

Dal Tibet a Smerillo

Nella suggestiva piccola chiesa di Santa Caterina,
dal 19-22 Agosto, si è svolta la 3° edizione del 
Gemellaggio spirituale Smerillo – Tibet,
un appuntamento annuale di spiritualità tibetana.DSC09345

Se un amico non mi avesse girato una email con allegato un volantino sull’iniziativa, anche quest’anno essa mi sarebbe sfuggita come già le due precedenti edizioni.

Per il terzo anno consecutivo infatti, si è tenuta a Smerillo la tre-giorni sul Gemellaggio Spirituale Smerillo-Tibet, con la presenza di monaci buddisti e giovani tibetani. Tutto è iniziato tre anni fa da un incontro fra Marco di Forestcamp e Marisa Burns, fondatrice dell’associazione Tso Pema Non-profit per la conoscenza del Buddhismo e della situazione del Tibet, che ha sede a Roma. Cofondatore il monaco buddista Lobsang Soepa che vive stabilmente a Roma. Per conoscere meglio questa associazione invito a visionare il loro sito www.tsopemanonprofit.org Lo scorso anno erano presenti ben quattro monaci tibetani; mentre per questa terza edizione era presente il solo Lobsang Soepa, un Ghesce, cioè un monaco Dottore in Spiritualità con alle spalle il massimo grado di studi buddisti.

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Il Ghesce Lobsang ha animato le tre sere: martedì 19 con la cerimonia di costruzione del mandala; giovedì 21 con una lezione di meditazione buddista; e venerdì 22 con la cerimonia di distruzione del mandala. Iniseme a lui erano però presenti, oltre alla animatrice italo-americana Marisa Burns, che ha guidato la tre giorni, anche un nutrito gruppo di giovani tibetani, ragazzi e ragazze, che nella terza serata sono stati i protagonisti sia  della preparazione della cena tibetana che delle danze con cui si è chiusa questa terza edizione del gemellaggio. Non sono a conoscenza di altre iniziative simili nelle Marche, certamente la location di Smerillo, anche se capitata quasi per caso, è davvero una splendida location, con la montagna tra Smerillo e Montefalcone, sede della nostra ormai celebre Marcia della Solidarietà, come un piccolo Tibet del fermano. Un evento certamente di élite che però quest’anno è riuscita a coinvolgere almeno 200 persone, un evento da far crescere e magari, perchè no, da replicare anche altrove.

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In un tempo in cui il più buio Medio Evo si riaffaccia alla nostra storia con la tragica farsa del Califfato islamico dei tagliatori di teste, veri e propri ‘satanisti’ che si sono dati la briga di risuscitare il volto più terribile del connubio fra ‘religione’ e ‘violenza’, nazisti in veste religiosa, dobbiamo moltiplicare e far crescere la consapevolezza che lo spirito della non violenza, della compassione e dell’amore è il cuore di ogni vera religione o spiritualità umana (sia essa cristiana, buddista, islamica, ebraica, indù, ecc.). Sono colpito dal movimentismo di papa Francesco che non perde occasione per sottolineare tutto questo: la misericordia, il dialogo; basti pensare, in tempi recenti alla sua visita alla comunità evangelica di Caserta, il 28 luglio, accompagnata dalla richiesta di perdono per le persecuzioni contro i pentecostali anche da parte di cattolici, alla sua lettera indirizzata al Sinodo Valdese di Torre Pellice del 24 agosto, ecc.; tanto per citare due eventi minori del suo straordinario ‘pontificato’ inteso come ‘costruzione di ponti’ come ha avuto modo di spiegare scherzosamente una volta a dei leader musulmani. Quello che colpisce dolorosamente in questa vicenda dell’esercito dell’IS è il fatto del grande numero di ‘reclute’ occidentali, come il presunto assassino del giornalista americano James Foley. Se ragazzi di seconda generazione avvertono questo richiamo violento che li porta a diventare assassini per conto di una presunta divinità violenta, significa che molte cose non vanno nel clima e nella formazione della nostra stessa società. Per questo siamo chiamati a fare ogni sforzo per far crescere la conoscenza reciproca, la stima, l’apprezzamento delle diverse tradizioni, anche se presenti in maniera tenue sul nostro territorio. L’esatto contrario di ogni tipo di ‘pulizia etnica’ insomma. Questo può essere il nostro contributo.

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Ben venga dunque questa bellissima iniziativa del “Gemellaggio Spirituale Smerillo-Tibet”.  Non sono riuscito ad essere presente alle prime due serate, ma ho vissuto pienamente il terzo appuntamento di venerdì sera, quello di chiusura con la cerimonia della distruzione del mandala che è quella splendida configurazione che trovate nelle foto, realizzata pazientemente con sabbia colorata dai molteplici simboli. Nella costruzione e poi nella distruzione del Mandala in realtà c’è tutta la filosofia buddista dell’impermanenza. Gli infiniti granellini di sabbia provengono dalle rocce frantumate, blocchi che in realtà non erano altre che un agglomerato di elementi. Questi infiniti elementi, sapientemente mescolati,  vanno poi a formare il bellissimo ‘mandala’ dai mille significati e dalla bellezza sublime, prima di essere di nuovo mescolati e pronti per la formazione di nuovi aggregati, di  nuove bellezze, di nuovi mandala dai mille significati. Così è anche l’essere umano secondo il buddhismo. Dal punto di vista della nostra filosofia identitaria, che spesso genera violenza ed esclusione, potremmo rischiare di interpretare tutto questo come una forma di nichilismo, mentre invece è un’altissima forma di accoglienza, di compartecipazione e di non violenza perché ci ricorda che non siamo altro che figure di sabbia la cui vera realtà sta nella partecipazione del tutto che ci avvolge. La distruzione del mandala è stata preceduta da una lunga preghiera, meditazione cantilenante che ha creato l’atmosfera giusta. Alla distruzione del mandala ha fatto seguito la distribuzione della sabbia, in piccoli sacchettini a tutti i presenti; una sabbia dal valore ‘sacramentale’ diremmo con terminologia presa in prestito dalla teologia cattolica, ritenuta portatrice di proprietà salutari. Una processione che è stata anche una occasione personale di contatto e di saluto con il monaco, che con il suo volto perennemente sorridente e gioioso trasmetteva a tutti pace e serenità.

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La serata si è conclusa con una cena tibetana a base di cibi vegetariani e vegani, organizzata dai giovani tibetani che hanno accompagnato Ghesce Lobsang Soepa. Il tempo si è poi prolungato con i ritmi delle musiche e delle danze tibetane alle quali molti dei presenti si è lasciato coinvolgere piacevolmente.

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La piacevole sorpresa di questa serata mi ha convinto ancora di più della necessità di moltiplicare occasioni come questa. Marisa Burns ci ha parlato di un progetto che l’associazione Tso Pema vorrebbe realizzare in Tibet: una scuola per i piccoli tibetani dove poter apprendere la loro lingua tibetana, messa al bando dalle scuole ufficiali di impronta cinese. Come tutti sappiamo infatti il Tibet, un antico regno monastico buddista dal IX secolo, nel 1959 è stato invaso dalla Cina che ha imposto una pesante cinesizzazione che dura tutt’ora. Moltissimi monasteri sono stati chiusi e destinati a tutt’altri usi. Il Dalai Lama, capo spirituale e politico del Tibet, ha dovuto da allora trasferire il suo quartier generale a Dharamsala in India. Ghesce Lodsang Soepa ci ha detto che lui ed altri monaci sono riusciti a riottenere una piccola porzione di terreno del loro antico monastero e qui vorrebbero far nascere una scuola per la formazione di bambini tibetani secondo la cultura tibetana.

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Ci siamo lasciati con l’intenzione di coltivare questo rapporto pensando ad una iniziativa in favore del Tibet. Qualcuno ha ricordato anche una vecchia storia di relazione fra le Marche e il Tibet: trecento anni fa, i cappuccini marchigiani tentarono una missione in Tibet, dove restarono per circa 50 anni, la prima parte del XVIII secolo. Poi dovettero desistere. Hanno lasciato però qualcosa che ancora oggi può essere ammirata a Lasha, la capitale del Tibet: una campana fatta a Pennabilli e trasportata con immenso sacrificio fino al tetto del mondo. Nel Luglio del 2005, con la presenza dello stesso Dalai Lama a Pennabilli, fu inaugurata una campana identica a quella di Lasha, in segno di comunione. Fu l’unica occasione in cui il Dalai Lama è venuto nelle Marche. Vogliamo tentare di portarlo a Fermo? Intanto coltiviamo i rapporti con la Tso Pema Non Profit Association. Poi si vedrà!

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