Stazione di partenza

Il treno delle Famiglie Adottive è partito

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Il gruppo dei bambini con Serena e le mamme dei più piccoli

Sabato 12 Ottobre, presso la sede sociale della contrada Molini Girola di Fermo, una vecchia stazioncina ferroviaria dell’antico trenino Fermo – Amandola, è partito un nuovo treno: quello delle Famiglie Adottive del Fermano.

I promotori di questo primo incontro, rimasti a parlare fino a tarda serata, davanti alla ‘stazione’, dopo la partenza di tutte le famiglie intervenute, si sono dichiarati del tutto soddisfatti per l’evento appena vissuto. Ne avevano parlato già all’inizio dell’estate, quando si erano ritrovati ad avere un comune desiderio di un confronto fra famiglie adottive e, guardandosi attorno nel proprio territorio, avevano scoperto che, tra tutte le realtà associative presenti, era completamente assente l’attenzione all’adozione. Eppure sappiamo che sono tante le famiglie del fermano che hanno adottato bambini; una esperienza però che ognuno ha dovuto vivere in maniera totalmente autonoma e solitaria. E’ stato cercato un qualche contatto con  le istituzioni coinvolte, in un modo o in un altro, nell’iter dell’adozione, ma, da questo fronte, non si sono ancora concretizzati supporti di sorta. Allora è stato deciso di affidarsi al vecchio metodo della comunicazione personale, il tam tam del passa parola. E il risultato è venuto.

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Foto di gruppo con genitori e bambini al primo incontro delle Famiglie Adottive

Ci siamo ritrovati in nove nuclei familiari a questo primo incontro, per un totale di 18 adulti, provenienti da diversi paesi del fermano e del maceratese, e 10 bambini, provenienti da tutti i continenti (meno l’Oceania): India, Colombia, Russia, Iran, Mali, Italia. Bellissimo il modo in cui è stato risolto il primo problema presentatosi al gruppo: la gestione dei figli durante l’incontro! Avevamo a disposizione un grande salone diviso in due (una parte per i bambini e una parte per gli adulti, secondo la programmazione dei promotori) e una animatrice, che si sarebbe dovuta occupare di loro. Il gruppo dei bambini, vivacissimo fin dall’inizio dopo i primi timidi approcci (nessuno di loro si conosceva a parte due coppie di fratelli)  spaziava dai due ai quattordici anni ed è apparso subito di non facile gestione. In un primo momento abbiano deciso di spostare il gruppo in un altro piccolo locale di disbrigo, ma la cosa non ha funzionato, perché i piccoli cercavano continuamente le mamme e i più grandicelli, già adolescenti, non avevano nessuna intenzione di farsi gestire dall’animatrice in un locale troppo stretto per tutti. Dopo i primi confusi andirivieni, col il gruppo degli adulti che iniziava ad entrare nel vivo delle rispettive presentazioni, abbiamo preso l’unica decisione che la nostra comune genitorialità ha saputo suggerirci: ci siamo trasferiti noi 18 adulti nel piccolo locale (già troppo stretto per i dieci bambini) e abbiano lasciato l’intero salone ai nostri piccoli, felicissimi di poter giocare e rincorrersi in un grande spazio, mentre ai più grandicelli collaboravano con l’animatrice nell’intrattenimento degli altri.

Assicurato così il successo del pomeriggio per i nostri bambini, le varie coppie si sono presentate, raccontando, ognuna, qualcosa della propria esperienza adottiva, fatti ed emozioni; dell’iter per arrivarci e della presente esperienza di vita. Il programma di intervenire ordinatamente, l’uno dopo l’altro, è stato a fatica rispettato, tanto era il desiderio di tutti di parlare e di intervenire, riconoscendo, ognuno nelle parole degli altri, tratti, vicende, emozioni, sentimenti anche propri. Non ci siamo imposti alcun ordine, abbiamo lasciato il nostro vissuto emergere con la stessa confusionarietà della vita reale.  Ci siamo trovati subito in sintonia, pur provenienti da percorsi e situazioni molto diverse gli uni dagli altri. Tutti hanno avvertito la gioia di questo potersi ritrovare con persone che hanno condiviso e condividono le stesse emozioni, le stesse ansie, le stesse gioie e le stesse preoccupazioni; poter parlare con libertà, e nella sicurezza di essere compresi, dei piccoli grandi problemi dei nostri figli e delle loro piccole e grandi conquiste.

Il tempo è volato ma nessuno aveva voglia di chiuderlo, questo incontro. Dopo aver fissato un prossimo appuntamento per la domenica pomeriggio del 1 dicembre, con l’impegno reciproco di allargare il gruppo tramite il passa parola, abbiamo continuato a conversare nel grande salone, mescolati ai bambini che continuavano scatenati nei loro giochi, attorno ad un tavolo ricco di dolci e di bibite da condividere.

“L’incontro di sabato fra le famiglie adottive del fermano – scrive Monia –  è stato, come ogni primo incontro, denso di entusiasmo, desiderio di conoscersi e raccontarsi, confusione e curiosità. Tutti abbiamo concordato sull’importanza che può avere per noi genitori il mettersi in discussione e il confronto costante su temi che ci appartengono e sempre faranno parte della nostra genitorialità; il poter offrire a famiglie che vivono momenti del percorso genitoriale differenti, la propria esperienza e il poter prendere da altri quegli spunti di cui abbiamo bisogno. Allo stesso modo, siamo consapevoli di come importante sia, per i nostri figli, il potersi riconoscere nella storia simile di altri coetanei, il potersi percepire un po’ meno “speciali”, poiché il loro percorso li accomuna ad altre famiglie. E’ stato bello vederli giocare assieme, soprattutto i più grandi; notare il loro saper trovare velocemente una forma di aggancio. Pur provenendo dalla stessa esperienza, le nostre storie sono varie e diverse; ci son famiglie da poco riunitesi coi loro piccoli, come la mia, ancora nella fase dell’innamoramento e della conoscenza reciproca condita di entusiasmo; famiglie che da tempo hanno iniziato il percorso e si trovano a gestire l’adolescenza dei figli … sempre complessa, e ancor più in questo caso; famiglie più serene ed altre ad oggi più fragili. La ricchezza di un percorso di gruppo, che eviti la chiusura e l’autoreferenzialità temuta da chi fa fatica a condividere un confronto come questo, è data proprio da questa eterogeneità di vissuti e di sensibilità. Per il prossimo incontro sarà bene affrontare, magari in maniera più ordinata e circolare, un tema che risulti importante per tutti, dandoci via via spunti di approfondimento e riflessione, e , perché no, concludere con un bella grigliata e vino cotto!” (Monia Isidori)

Il treno è partito e noi ci siamo saliti sopra. Arrivederci dunque alla prossima stazione!

 

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