Una vita per la scuola

Io una prof …. Jacaranda Art Meeting 5

 

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Domenica 23 febbraio, presso il Teatro Antonini di Fermo di è svolto il quinto appuntamento di Jacaranda Art Meeting, un vero e proprio salto di qualità sia per l’organizzazione del pomeriggio culturale che per il contesto teatrale, una bella sala con un bellissimo e ampio palco di stile moderno. L’intervista condotta da Franco Pignotti alla scrittrice Bruna Tamburrini è stata inframezzata ed impreziosita dallo splendido duo musicale con Silvia Graziani alla chitarra e Ester Dellisanti al canto. Il raccordo fra i due registri interpretativi, quello parlato e quello cantato è stato perfetto e insieme hanno condotto il folto pubblico a penetrare nelle tematiche sia narrative (l’esperienza della docenza scolastica dell’autrice) che argomentative (il mondo della scuola) del libro.

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Il pomeriggio culturale si è aperto con un breve intervento del moderatore che ha colto l’occasione per ringraziare il pubblico intervenuto e per presentare brevemente  l’iniziativa dell’associazione culturale Jacaranda giunta al quinto appuntamento. E’ stato quindi invitato sul palco il Presidente della Provincia, Fabrizio Cesetti, il quale presentandosi anche come cugino dell’autrice, ha brevemente proposto alcune riflessioni, scaturite dalla sua attenta e piacevole lettura del libro, sulla importanza della scuola e della sua storia tormentata a partire dagli anni settanta in poi, che è poi anche l’oggetto del libro stesso.

Jacaranda Cinque 20Dopo questo intervento del presidente della Provincia di Fermo, sono seguite le note struggenti di “Un mondo d’amore” di Gianni Morandi interpretate dalla chitarra di Silvia e dalla voce di Ester, presentate al pubblico dal moderatore Franco Pignotti, che poi ha proseguito con l’intervista vera e propria, che riportiamo qui in sintesi.

Franco Pignotti: Come ti è venuto in mente di scrivere questo libro e quale ne è la finalità?

Bruna Tamburini: Prima di rispondere saluto tutti i presenti, il Presidente della Provincia, i miei colleghi, i miei amici, i miei alunni. Ed ora veniamo al libro. Ho pensato a scrivere il libro due o tre anni prima di andare in pensione e cioè nel 2007  circa.  All’epoca prendevo appunti disordinati, raccontavo aneddoti, ripensavo ai momenti importanti della scuola, poi quando sono andata in pensione nel 2012  ho deciso di riordinare il tutto in un  racconto che potesse essere anche ordinato dal punto di vista strutturale e narrativo in modo da non stancare troppo il lettore, ma di interessarlo.  Perché l’ho scritto?  Prima di tutto l’ho scritto per me, per il mio bisogno di riordinare mentalmente e ricordare i momenti della scuola,  le persone, le attività svolte.  Noi siamo in mondo che va molto veloce e spesso perde la memoria delle cose, tutto fugge inesorabilmente, quindi poter fermare in un libro i ricordi penso che sia necessario non solo per noi, ma anche per una riflessione sociale sul periodo.  Inoltre ho scritto perché volevo e voglio denunciare la situazione in cui si trova la scuola italiana e non certo a causa degli studenti o dei professori che sono l’ultima ruota del carro, ma per le disposizioni ministeriali, la burocrazia e la mancata considerazione che viene data al sistema scolastico italiano in genere. Per quest’ultimo motivo ho voluto mettere in copertina i compiti da correggere, una montagna per tutti noi professori e soprattutto un lavoro non retribuito perché non considerato abbastanza.  Tanti lavori degli insegnanti non sono considerati e vengono dati per scontati. Questa è anche la finalità di questo libro e cioè quella di far conoscere l’impegno di molti insegnanti e anche presidi e la difficoltà di operare in contesti non certo congeniali e soprattutto mirati spesso e volentieri a creare problemi e a rendere difficile l’insegnamento, piuttosto che agevolarlo.  Ma avremo modo di spiegare meglio più avanti questo concetto.

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Franco Pignotti: Il libro si articola in diverse parti che corrispondono alle diverse fasi della tua vita di insegnante. Tutto è cominciato immediatamente dopo la tua laurea con una prima esperienza di insegnamento come doposcuola per i bambini delle elementari … e insieme all’insegnamento è iniziata anche una tua grande passione che perdura ancora oggi … la pittura.

Bruna Tamburini: Si, è vero, dopo la laurea del 1974 iniziai con un doposcuola elementare gratuito, in pratica lavorai  un anno senza essere retribuita e pagavo i contributi da sola.  Di quel periodo ricordo tanti momenti belli con gli alunni piccolissimi che spesso si sbagliavano e, invece di chiamarmi maestra, mi chiamavano mamma. C’era un ragazzino, Faustino, che mi veniva a prendere a casa per andare al doposcuola e mi diceva “Forza maestra è tardi, sbrigati!”.  (pag. 15) Con questi bambini, prima una quinta e poi una prima imparai  a dipingere! La scuola da me frequentata precedentemente mi aveva dato degli strumenti, ma loro, i bambini,  in quel momento  mi regalavano la creatività e la voglia di andare avanti. Vi leggo questo passaggio importante del libro… (lettura da pag. 13 a pag. 14). A proposito, all’epoca si cantava una canzone famosissima di Mina ed io ogni tanto la canticchiavo, non so se ve la ricordate, faceva così…. Prendi una matita, tutta colorata …..  era diventata la mia canzone  nei momenti relax.

Jacaranda Cinque 25Jacaranda Cinque 17A questo punto non si poteva non proseguire con un nuovo intermezzo musicale, dedicato alla celebre canzone di Mina “Prendi una matita”. E poi via di nuovo con l’intervista.

Franco Pignotti: La tua prima grande, vera esperienza di insegnante però la fai al nord, in Veneto, in diverse località, ma soprattutto a Jesolo … una grande scuola  dai forti contrasti … bellissima e super attrezzata … ma frequentata da ragazzi difficili … ed è qui che si affina la tua grande abilità didattica che sa unire passione, professionalità e amore per i ragazzi. Un nome per tutti: Michelangelo! Bruna parlaci di questo tuo alunno emblematico a cui è dedicato il libro.

Bruna Tamburini: Si, Michelangelo, mi emoziono sempre quando parlo di lui!  L’ho ritrovato su fb nel 2010 e ogni tanto chattiamo, ci salutiamo, sono proprio contenta di averlo ritrovato! E’ stato sicuramente il mio primo alunno simpaticissimo, ma difficile, perché non aveva voglia di studiare, si muoveva in continuazione, era impossibile trattenerlo e farlo stare seduto, andava dove voleva.  Le avevo provate tutte … (lettura pag 35-36).   Ora è il caporeparto di un grande supermercato nel nord ed è molto affidabile, mi ha detto che ha preso diversi diplomi sempre promosso, è istruttore subacqueo. Questo dimostra che la scuola serve a formare, nell’adolescenza si può essere in un modo, poi  si può cambiare e si possono trovare interessi che ti cambiano la vita. Per fortuna l’uomo ha l’intelligenza per cambiare quando vuole naturalmente.

Il mio periodo vissuto a  Jesolo a partire dal 1976? Ve lo racconto subito.   All’epoca insegnavo in due grandi e bellissime scuole e in quell’ambiente imparai davvero molte cose relative agli alunni, al sistema scolastico,  ma per capire bene tutto il mio percorso invito a leggere il libro. Nel primo anno insegnai a San Donà di Piave nell’Istituto Tecnico “L. Battista Alberti” e poi per un periodo più lungo nella scuola media “D’Annunzio” di Jesolo. Due scuole molto importanti  per me, in quel periodo c’era la strategia della tensione, c’erano le brigate rosse, le scuole erano politicizzate, nel 78 ricordo l’assassinio di Aldo Moro, i grandi fermenti, le liti, il rifiuto di fare i giudizi (che io ho sempre definito “lo stupidario scolastico”) così come ci venivano imposti, la paura delle bombe all’interno della scuola, gli scioperi continui. La macchina del mio fidanzato (l’attuale marito) bruciata in pineta.  Ma lasciatemi leggere alcune pagine relative a queste vicende, soprattutto il mio primo approccio nella classe (lettura di pag. 19) e della storia di Michelangelo (lettura delle pagine.  37-38).

Spesso, in quel periodo, per riposarmi,  andavo a Venezia ed ero capace di trascorrere un’intera giornata in giro per le calli o in gondola (lettura su Venezia 51-52)

Un nuovo intermezzo musicale del duo Ester e Silvia ci propone la celebre canzone: “La biondina in gondo’eta”.

Jacaranda Cinque 27Franco Pignotti: Come hai accennato nella prima risposta in tutto il libro ci sono riferimenti che denunciano interventi non appropriati da parte dei vari ministeri della pubblica istruzione che si sono succeduti in questi anni, situazioni che non hanno agevolato l’insegnamento, nonostante la buona volontà di molti insegnanti e presidi. Nella parte centrale in particolare ci sono racconti o storie che denunciano situazioni particolari e sono narrati in modo scherzoso, … ma si sa, ‘castigat ridendo mores’ …  L’aspetto un po’ comico del resto pervade un po’ tutto il libro, per questo è un libro che si legge facilmente … ce ne vuoi parlare?

Jacaranda Cinque 8Bruna Tamburini: Per rispondere a questa domanda bisognerebbe ripetere tutto il narrato del libro. Nei miei racconti centrali sono evidenziate situazioni scolastiche particolari, tipo un esame sui-generis  ad un privatista che voleva prendere il diploma perché aveva intenzione di proseguire, diventare medico e firmarsi i certificati… C’è un punto che io ho chiamato “Pillole” di saggezza, non sono perle, ma pillole sulle cose che non vanno, per esempio la mancata considerazione che viene data agli insegnanti, l’impossibilità di fare scuola perché le classi sono sempre più numerose (qualcuno le definisce classi pollaio),  l’aspetto burocratico che ingolfa e condiziona tutti, le strutture mancanti, la precarietà di molti docenti, la difficoltà di fare le fotocopie soprattutto nella scuola media e per ultimo in certe scuole manca anche la carta igienica. Io ho fatto molte attività tra cui teatro, poesia, un gemellaggio e per fortuna ho avuto l’appoggio incondizionato dei genitori ed anche  dei presidi. I genitori hanno spesso sostituito l’istituzione scolastica nella parte economica. Hanno addirittura pubblicato alcuni libri. Sono stata fortunata. Nella scuola c’è troppo  precariato, c’è il lavoro sommerso e non retribuito,  la figura del docente è stata bistrattata ed emarginata anche a livello sociale. Un paese che non aiuta la ricerca, la scuola, è un paese destinato a morire e non può mai competere con l’Europa dove le strutture sono sicuramente più pratiche ed avanzate. Lettura pag. 84-85 (la cultura  serve  a non servire) 92-93 (i compiti e la scrittura)  95-96  (tanto per scherzare) 123 (cambiamento dei giovani). I giovani sono le maggiori vittime della situazione sociale, della precarietà. E’ qui presente un alunno, Antonio,  che si è iscritto al quarto anno pur avendo un’età matura, ho ammirato in lui la forza di volontà. I giovani dovrebbero essere il nostro domani, non possiamo spegnere i loro sogni.

Jacaranda Cinque 5Franco Pignotti: L’ultimo capitolo è dedicato al Montani, la scuola che corona in tutti i sensi la tua carriera di docenza … una scuola di eccellenza … una scuola importante non solo per il territorio, per la sua storia, ma anche a livello nazionale come punto di riferimento e nella quale tu hai lavorato con entusiasmo e ti sei trovata molto bene … Ogni scuola ha un’anima! Bruna quale è l’anima del Montani secondo la tua esperienza?

Bruna Tamburini: Il Montani è l’Istituto che ho amato di più, devo dirlo, senza nulla togliere alle altre scuole, nelle quali sono stata anche bene.  Dopo la mia esperienza bellissima nella scuola media e fatta con alunni stupendi con i quali mi sono veramente divertita, ho voluto chiudere ritornando alle superiori e sono stata prima all’Ipsia, una scuola molto organizzata, e poi al Montani. L’anima del Montani è eterna, in questo Istituto sono stata per tredici anni e vi ho trovato ricchezza culturale, all’inizio sapevo della sua grandezza, ma pensavo di entrare in una scuola solo tecnica, invece, oltre che all’avanguardia in quanto a tecnica, vi ho trovato artisti di ogni genere, filosofi, cabarettisti, musicisti, cantanti.  La qui presente Ester Dellisanti ne è la prova, lei insegna Diritto. Il prof. Pignotti, intervistatore, è anche scrittore e insegnante di Religione. Potrei continuare, ma non mi basterebbe il tempo per raccontare tutto. E’ sicuramente un mondo da scoprire ogni giorno.  Qui ho anche fatto due cortometraggi  e nel libro ci sono le foto, ho lavorato anche nella bellissima biblioteca  per diversi anni, ho incontrato diversi presidi e l’attuale è la prof.ssa Margherita Bonanni. L’anima del Montani è un’anima storica, un’anima vivace, attiva, al passo con i tempi e capace di modificarsi, di adattarsi. E’ l’anima della modernità, dell’invenzione tecnologica, della creatività. Adesso poi le specializzazioni sono aumentate e nell’ultimo mio anno ho anche insegnato nella prima classe dell’agraria di Montegiorgio con alunni simpaticissimi.  E poi… come non parlare del bar dell’ITI? E’  un bar favoloso, pronto ad accogliere tutti noi nei momenti di relax ed il gestore è Massimo (qui presente). In questo bar si fanno pizze, pizzette, panini di ogni tipo e soprattutto uno strepitoso moretto. Andateci … provare per credere!  Oggi è con noi presente anche Norma, colei che ha gestito la didattica per tanti anni.

Ora permettetemi di ricordare alcuni colleghi ed alunni che purtroppo non ci sono più, sono narrati anche nel libro. A Jesolo avevamo io e mio marito  come amico il simpatico Ludovico, a Montegiorgio Federico, un alunno dolcissimo, a Rapagnano la bellissima Cristina e il prof. Brillarelli, nostro caro amico di famiglia, prof. di Matematica, una persona geniale e intelligente,  sono presenti oggi la moglie (collega carissima) e la figlia Maria, a Fermo all’ITI l’elegante e bravissima  professoressa Pierini.

Franco Pignotti: Per chiudere questo bellissimo pomeriggio che ci ha fatto rivivere le emozioni del tuo percorso di insegnamento attraverso le pagine del tuo libro …. ma anche attraverso la ‘voce’ di Ester e la ‘chitarra’ di Silvia …. Una ultima domanda: oggi ti definisci una scrittrice e una pittrice …. Sappiamo come è iniziata la tua passione come pittrice …. Ci vuoi raccontare come è iniziata la tua passione come scrittrice?

Jacaranda Cinque 14Bruna Tamburini: Scrivo dall’età di dodici anni, quando il mio prof. di italiano Amedeo Iacopini (diventato poi collega nei miei anni a Monte San Pietrangeli) mi consigliò di scrivere un diario. Da allora scrivo le mie considerazioni sui fatti sociali, faccio ricerche che mi pubblicano i giornali.  I miei studenti mi hanno arricchito moltissimo la creatività  e con loro ho cominciato a scrivere poesie e racconti.  Ciò che io davo agli alunni mi veniva restituito quintuplicato. Il mio collega Fernando Romagnoli (un bravissimo scrittore di Porto San Giorgio)  un giorno mi disse di pubblicare qualcosa, io ero piuttosto scettica, ciò che facevo lo tenevo per me, poi alla fine degli anni Novanta (circa) cominciai a  partecipare a qualche concorso letterario e con mia grande sorpresa vincevo i primi o i secondi premi. Da qui il mio cammino pubblico. Ho collaborato per tanti anni e collaboro ancora con importanti riviste internazionali come “Il Convivio” di Catania, “Carta e Penna” di Torino e il Cenacolo europeo “Poeti nella società” di Napoli. Il Cenacolo ha anche pubblicato diversi miei quadri sulle copertine di libri di autori contemporanei e sulla prestigiosa rivista. Due miei quadri sono pubblicati su due  copertine dei libri  del critico letterario e giornalista Fulvio Castellani di Udine. Sono Membro Onoris Causa a vita dell’Unione Pionieri della Cultura Europea di Viterbo.

Bene, parlando  di emozioni devo confessare che la scrittura è capace di dare emozioni e così pure la pittura. Vorrei però concludere questo incontro dicendo che l’emozione più grande in questi anni me l’hanno data i miei studenti ai quali sono ancora molto affezionata e  ai quali auguro un avvenire felice in questa società così complicata.

Ultimo intervento musicale di Ester: “Emozioni” di Lucio Battisti. Seguono alcuni interventi del pubblico, fra  cui una domanda della collega Graziella Scoponi che chiede all’autrice se abbia o non intenzione di scrivere un nuovo libro, al che Bruna risponde di star già lavorando su un nuovo libro di racconti, di cui uno in particolare parla del periodo del Sessantotto.

L’incontro si è poi protratto ancora a lungo nel dialogo informale fra i numerosi presenti, quasi tutti colleghi e studenti dell’autrice che ha dovuto anche firmare numerose dediche sui libri appena acquistati.  A questo proposito Franco Pignotti ha ricordato che come sempre, il 25 % del ricavo dei libri venduti durante queste serate di presentazione, viene devoluto all’associazione di solidarietà internazionale ALOE Onlus per un progetto scolastico in un paese del Terzo Mondo.

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