La rivoluzione del chicco di grano

La rivoluzione gentile del chicco di grano

Tutte le rivoluzioni intendono cambiare il mondo. Solo le rivoluzioni che cominciano con il cambiare se stessi hanno veramente successo, ci ha spiegato il Mahatma Gandhi. Ma come fare per cambiare se stessi in maniera pratica? Uno dei modi più concreti ed efficaci potrebbe essere quello di cominciare dal piatto! “La rivoluzione gentile del chicco di grano” intende proporre una rivoluzione globale partendo dal cibo che facciamo nostro, un cibo che non faccia soffrire nessun altro essere vivente, che rispetti la natura senza deturparla, che non crei discriminazioni, che sia condivisibile con tutti e, soprattutto, che ci faccia stare bene e pieni di salute; un cibo che vogliamo assumere da ciò che nasce esclusivamente dalla terra, dall’acqua e dal sole. Un cibo vegetariano!

grain field

Vegetariano o vegano?

È ormai linguaggio comune riservare il termine “vegetariano” a chi, accanto al rifiuto di ogni tipo di cibo che provenga dall’uccisione di animali, comprende però nella propria dieta anche prodotti animali come latticini e uova; mentre si utilizza il termine “vegano” per chi rifiuta con coerenza qualunque tipo di cibo legato non solo all’uccisione, ma anche allo sfruttamento degli animali, come è appunto il caso dei latticini e delle uova. Personalmente ritengo che questa terminologia è ambigua e preferirei riservare il termine “vegetariano” nel suo significato letterale per tutti coloro che si nutrono esclusivamente di cibo proveniente dalla terra, dall’acqua e dal sole (quindi in pratica ‘vegano’) e qualificare gli altri con un termine composto (come è composta la loro dieta) quale, latto-vegetariani, ovo-vegetariani, oppure latto-ovo-vegetariani. Mi prendo la libertà dunque di attenermi al significato etimologico dei termini, e pertanto quando io dico “vegetariano”, intendo “vegano”, neologismo che ritengo non necessario e che quindi lascerei volentieri cadere! Se voglio parlare dei vegetariani che utilizzano prodotti animali come latte e uova, lo dico espressamente aggiungendo i termini relativi; uso un nome composto come composta è la loro dieta!

Ma perché questa manfrina sui termini? Perché c’è un’altra cosa che intendo mettere subito in chiaro: secondo me un vero vegetariano, non diventa tale perché animalista! Io non sono diventato vegetariano “perché non voglio uccidere e mangiare gli animali” – e quindi se posso utilizzare gli animali senza ucciderli (uso di latte e uova), lo faccio! Non mi piacciono le definizioni in  negativo! Io sono diventato vegetariano perché intendo nutrirmi di ciò che la terra, l’acqua ed il sole mi offrono nella loro immensa fantasia. Questo è tanto e mi basta; il mondo vegetale è in grado di soddisfare con pienezza a tutte le mie esigenze nutritive! La mia intende essere una scelta in positivo, non in negativo! Non si tratta di “rinunciare” a qualcosa; si tratta invece di “scegliere” qualcosa! Voglio una riprova della bontà di questa scelta? Essa mi porta anche la gioia e l’allegria di non essere costretto a fare del male a nessun essere sensiente per potermi  nutrire; la gioia e l’allegria di poter guardare negli occhi con serenità e senza sensi di colpa, tutte le creature viventi che condividono con me questo stesso pianeta! Io per mangiare non ho bisogno di uccidere e di sfruttare nessuno, esattamente come per vivere e per affermare me stesso e la mia personalità, non ho bisogno di sopraffare e fare violenza a nessuno! Si tratta in fondo della stessa cosa!

Perché diventare vegetariano?

Per una serie di cinque buone ragioni.

La prima: l’amore per se stessi e per la propria salute! Ormai è risaputo che la carne fa male, la troppa carne almeno di sicuro! Emersi dal mondo contadino e rurale di un tempo, dove la dieta era quasi esclusivamente basata sul mondo vegetale per causa di forza maggiore (la povertà), con lo sviluppo ed il benessere è venuta crescendo in maniera esponenziale una dieta squilibrata del tutto basata sulla carne e sui prodotti animali. Come una sorta di status simbol! Con l’aumento vertiginoso del colesterolo, dell’obesità, e di tante malattie, cardiovascolari in primis. Ma non solo: pensiamo all’attuale allarme per i batteri resistenti agli antibiotici, una delle cui cause principali sarebbero i massicci usi degli antibiotici negli allevamenti intensivi di animali, necessari per soddisfare al consumo crescente e sproporzionato di carne! Come dice Umberto Veronesi: “noi vegetariani siamo più in salute e viviamo più a lungo!”

La seconda: la responsabilità nei confronti del mondo, dei popoli, dei poveri! La nostra dieta quasi esclusivamente carnivora brucia risorse, troppe risorse di energia, di acqua, di prodotti agricoli destinati alla alimentazione animale anziché alla alimentazione umana; e quindi di terre e di foreste che vengono abbattute per far posto ai pascoli e alle coltivazioni intensive di prodotti agricoli per i mangimi! Già oggi il pianeta non può più sopportare l’enorme distruzione di risorse per la dieta squilibrata di una minoranza di persone (uno su sette), mentre altrettanti uno su sette soffre la fame e la denutrizione; figuriamoci nel prossimo futuro quando la popolazione mondiale aumenterà ancora di qualche miliardo di persone.

La terza: il rispetto per l’ambiente, la lotta al degrado ecologico, la salvaguardia delle foreste, della biodiversità, la riduzione delle emissioni di gas serra. In una parola, l’ecologia! Diventare vegetariani è un modo molto incisivo per la salvaguardia dell’ambiente, perché gli inevitabili allevamenti industriali ed intensivi di animali costituiscono di gran lunga la voce più alta della distruzione ambientale, come affermano ormai tutte le fonti, a partire dalla FAO che con il dossier Livestock’s long shadow del 2006, ha messo nero su bianco, dal più importante pulpito mondiale a proposito di cibo e di produzione di cibo, che gli allevamenti industriali sono responsabili del buco dell’ozono per una percentuale molto più alta di tutti i tubi di scappamento messi insieme!

La quarta: la nonviolenza nei confronti degli animali! La promozione dei diritti degli animali! Perché questa schizofrenia fra animali da proteggere e animali da massacrare? Pur senza cadere nell’estremismo di un certo animalismo fondamentalista, occorre riconoscere che gli animali sono esseri senzienti come noi, che l’agnello non è meno degno di una cane o di un gatto! Già Leonardo da Vinci diceva: “verrà il tempo in cui si guarderà all’uccisione di un animale come all’uccisione di un essere umano”. La violenza efferata con cui vengono trattati gli animali negli allevamenti intensivi, rispecchia la violenza efferata dell’uomo sull’uomo! Forse è giunto il tempo da porre fine a tutto questo e di riconoscere gli animali come soggetti di un diritto fondamentale, il diritto alla vita! Non abbiamo bisogno di uccidere le altre specie per vivere! La natura vegetale ci offre già tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

La quinta: la nonviolenza e l’utopia! Viviamo in un mondo sempre più violento, efferato, distruttivo! Non se ne può più di tanta violenza a tutti i livelli e a tutte le latitudini. La risposta a questo disagio non può essere che una messa al bando totale di ogni violenza, una lotta senza quartiere contro di essa. A cominciare anche dal piatto! Mai più nessuna vita dovrebbe basarsi sulla morte di un’altra vita! Questo oggi è possibile, quindi diventa doveroso! All’ “homo homini lupus”, dobbiamo rispondere con “il lupo dimorerà con l’agnello” e con l’utopia di un mondo di pace! Già la tradizione biblica del vecchio testamento aveva inglobato in se stesso questo sogno: nel tempo escatologico, il tempo del messia e della realizzazione perfetta dell’umanità, la violenza scomparirà, anche la violenza naturale; quando gli stessi animali carnivori “torneranno” ad essere vegetariani, “e il leone si ciberà di fieno come il bue”. Non c’è niente di più necessario di questo “sogno” oggi!

Per tutte queste ragioni, ma anche per molte altre, sono in molti a ritenere che sia giunto il tempo di prendere in seria considerazione una vera e propria rivoluzione, non violenta pacifica, gioiosa e piena di vita; una rivoluzione che potremmo a buon ragione definire “la rivoluzione gentile del chicco di grano”. «In conclusione – afferma Umberto Veronesi in un suo scritto intitolato “Perché dobbiamo essere vegetariani” [1]la domanda da porci oggi non è “Perché essere vegetariani?” Sappiamo che la dieta vegetariana ci fa vivere meglio e più a lungo, che ci mette in armonia con l’ambiente nel presente e che è una migliore garanzia per il futuro dei nostri figli. Oltrettutto è anche molto piacevole e capace di dar spazio alla fantasia perché la natura ci offre le più straordinarie combinazioni di gusti e sapori. La domanda è dunque “come è possibile non essere vegetariani?”.


[1] Umberto Veronesi, Perché dobbiamo essere vegetariani, in U. Veronesi – M. Pappagallo, Verso la scelta vegetariana. Il tumore si previene anche a tavola, Giunti, Prato 2015, pp. 7-24

Commenti

commenti

Questa voce è stata pubblicata in Blog, Volontariato. Contrassegna il permalink.