Straordinari ‘Testimoni di Pace’
in un tempo di guerra.
Riflessioni in margine alla lettura di due libri di FRANCESCO COMINA: Solo contro Hitler e L’uomo che disse no a Hitler, relativi a due obiettori di coscienza che pagarono con la vita la loro scelta di coscienza per la nonviolenza: Franz Jagerstatter e Josef Mayr-Nusser
Credo di poter interpretare un sentimento comune se affermo che la mia generazione di uomini e donne europei si era illusa di poter vivere in un, finalmente conquistato, ‘tempo di pace’ che sembrava doversi ormai estendere, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, fin dentro il nostro lontano futuro. Proprio per questo il nostro risveglio, a partire dal 24 febbraio di questo anno, appare più amaro che mai! Anche se abbiamo sempre saputo di essere circondati da numerose guerre, la maggior parte delle quali riconducibili in qualche modo ad un indiretto o diretto coinvolgimento occidentale; anche se abbiamo vissuto per un decennio – negli anni novanta del secolo scorso – una lunga guerra proprio alle porte di casa, la guerra in Jugoslavia, che abbiamo ritenuto, a torto, una guerra locale; siamo stati sempre più che mai convinti che noi no, in guerra, non ci saremmo mai entrati! Ed invece, eccoci qua, che ci ritroviamo pericolosamente sull’orlo di una terza guerra mondiale, già belli e schierati con una delle parti in causa, belligeranti per ora solo attraverso le nostre armi e per interposta nazione, quella ucraina, ma già in una economia di guerra che probabilmente ci farà sentire, in questo autunno che viene, tutti i propri morsi velenosi.
In questo contesto che, come ho scritto sopra, dolorosamente ci sorprende, chi si sente contro la guerra, contro ogni guerra, per motivi di carattere “etico, religioso o filosofico”, come recitava la legge 772 del 15.12.1972 che riconosceva il diritto all’Obiezione di coscienza al servizio militare, deve trovare il coraggio e le forme di una testimonianza chiara per la scelta della non violenza come scelta assoluta e senza compromessi. E allora diventa davvero importante conoscere e fare memoria dei “Maestri della Nonviolenza” che la storia ci ha regalato: l’indiano Mahatma Ghandi, l’afroamericano Martin Luther King, il pakistano Badshah Khan, l’italiano Aldo Capitini e tanti altri che hanno insegnato e praticato la possibilità di “una resistenza non violenta alla guerra”, come risposta umanamente e razionalmente più adeguata e più efficace, anche se certamente più difficile, alla violenza di una guerra. Ma se i nomi che ho elencato sopra possono essere in un certo senso considerati alcuni dei leader e degli intellettuali della resistenza nonviolenta, esiste anche un mondo di ‘martiri’ che hanno pagato con la vita la propria scelta nonviolenta. E se già i nomi di cui sopra sono poco conosciuti, davvero quasi nulla sappiamo di questi “martiri” della nonviolenza.
Un grazie davvero grande all’Università per la Pace di Ancona che con il proprio programma di conferenze sui “Maestri di Pace” ci ha dato la possibilità, in questa fine di luglio, quinto mese di guerra in Ucraina, di conoscere la figura davvero luminosa di uno di questi martiri, FRANZ JAGERSTATTER, contadino austriaco che ebbe il coraggio di opporsi ad Hitler e di dire no alla guerra, pagando con la propria vita tale scelta, il 9 agosto 1943. In tutta la mia carriera di docente di religione presso l’Istituto Tecnico industriale “Montani” di Fermo, ho sempre avuto una particolare sensibilità per far conoscere i maestri della nonviolenza sopra ricordati. Quasi ogni anno ho sempre dedicato il mese di gennaio ad un programma basato sul tema della pace e della nonviolenza per le numerose ricorrenze in esso presenti, come la Giornata Mondiale per la Pace del primo gennaio; la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio); il giorno della Memoria (27 gennaio), l’assassinio del Mahatma Ghandi (30 gennaio). Con tutto questo, pur avendo letto qualcosa relativo al contadino austriaco che era stato ghigliottinato per essersi rifiutato di imbracciare le armi, non avevo mai sentito il bisogno di approfondire questa vicenda. A questo proposito mi piaceva ricordare la vicenda del patrono degli obiettori di coscienza alla vita militare, San Massimiliano, il soldato romano che una volta diventato cristiano, si era rifiutato di prendere le armi perché trovava ormai impossibile essere cristiano ed imbracciare le armi ed era stato decapitato il 12 marzo del 295 d.C. Non sapevo che Franz Jagerstatter fosse stato il suo perfetto omologo nel 1943, decapitato anche lui.
L’incontro con Francesco Comina, autore del libro “Solo contro Hitler. Franz Jagerstatter, il primato della coscienza” in programma a Porto sant’Elpidio e a San Benedetto del Tronto per il 28 e il 29 luglio, mi ha offerto la possibilità di scoprire questa testimonianza che credevo ormai sepolta nel tempo, che mi risulta ora di una attualità sconvolgente. Una testimonianza alla quale papa Francesco ha voluto dare recentemente un rilievo grandissimo nel suo Messaggio ai Partecipanti alla Conferenza Europea dei Giovani, tenutasi a Praga nei giorni 11-13 luglio di questo 2022, anno europeo dei giovani. In questo messaggio Francesco ha invitato i giovani a trasformare il “vecchio continente” in un “nuovo continente”. E per questa “trasformazione” ha infine offerto l’esempio di un giovane europeo che aveva pagato con la propria vita questo suo sogno di una nuova Europa libera dalla violenza: il contadino austriaco Franz Jagerstatter, condannato a morte per essersi rifiutato di prestare giuramento ad Hitler e di entrare nell’esercito in guerra. Fra tutti i possibili esempi di personalità europee che avrebbe potuto scegliere per additare come esempio ai giovani, papa Francesco ha scelto la vicenda di Franz Jagerstatter.
Vorrei invitarvi a conoscere una figura straordinaria di giovane obiettore, un giovane europeo dagli “occhi grandi”, che si è battuto contro il nazismo durante la seconda guerra mondiale, Franz Jägerstätter, proclamato Beato dal Papa Benedetto XVI. Franz era un giovane contadino austriaco che, a motivo della sua fede cattolica, fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra. Franz era un ragazzo allegro, simpatico, spensierato, che crescendo, grazie anche alla moglie Francesca, con la quale ebbe tre figli, cambiò la sua vita e maturò convinzioni profonde. Quando venne chiamato alle armi si rifiutò, perché riteneva ingiusto uccidere vite innocenti. Questa sua decisione scatenò reazioni dure nei suoi confronti da parte della sua comunità, del sindaco, anche di familiari. Un sacerdote tentò di dissuaderlo per il bene della sua famiglia. Tutti erano contro di lui, tranne sua moglie Francesca, la quale, pur conoscendo i tremendi pericoli, stette sempre dalla parte del marito e lo sostenne fino alla fine. Nonostante le lusinghe e le torture, Franz preferì farsi uccidere che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici. Franz Jägerstätter venne ucciso nella prigione dove era rinchiuso anche il suo coetaneo Dietrich Bonhoeffer, giovane teologo luterano tedesco, antinazista, che fece anch’egli la stessa tragica fine. Questi due giovani “dagli occhi grandi” vennero uccisi perché rimasero fedeli fino alla fine agli ideali della loro fede. (Papa Francesco, Messaggio ai partecipanti alla conferenza europea dei giovani, 6 luglio 2022)
L’incontro con lo scrittore Francesco Comina è giunto quindi davvero opportuno per darci la possibilità di approfondire la conoscenza di questo testimone di pace che il papa ha voluto additare a tutti i giovani europei di oggi. Ma scavando dentro la produzione letteraria di Francesco Comina, mentre mi preparavo ad incontrarlo, ho scoperto anche altro. Francesco Comina è di Bolzano e prima del suo libro su Franz Jagerstatter, aveva già pubblicato un altro libro sette anni prima, nel 2014, dedicato ad un altro “martire” della non violenza, questa volta originario esattamente della sua regione, l’Alto Adige, o più propriamente, il Sud Tirolo, JOSEF MAYR-NUSSER. Josef Mayr-Nusser, il 24 febbraio del 1945, morì di stenti, dopo mesi di prigionia, mentre veniva trasportato in un treno merci verso Dachau, condannato per essersi rifiutato, esattamente come Franz Jagerstatter un anno e mezzo prima, di prestare giuramento ad Hitler. La sua storia viene raccontata da Francesco Comina nel libro: “L’uomo che disse no a Hitler. Josef Mayr-Nusser un eroe solitario”.
Franz Jagerstatter e Josef Mayr-Nusser hanno davvero molte cose in comune: entrambi sono morti per essersi opposti all’ideologia nazista fino a sacrificare le proprie giovani vite (Josef aveva 35 anni, Franz ne aveva 36); entrambi hanno motivato questa scelta a motivo della propria fede cattolica che imponeva alla loro coscienza di non poter aderire al nazismo; entrambi hanno maturato questa scelta in profonda solitudine, dentro una società interamente ideologizzata dal nazismo e dentro una chiesa impaurita se non apertamente aderente al nazismo; entrambi sono stati capiti in questa loro scelta di martirio e hanno avvertito appoggio dalle proprie mogli, che hanno saputo accettare una vita di vedovanza e di stenti pur di rispettare la coscienza dei loro mariti: davvero splendido esempio di coppie cristiane. Entrambi hanno scritto molto su questo loro dramma di coscienza che li ha portati ad accettare il proprio martirio, dandoci oggi la possibilità di farci riflettere anche grazie al loro pensiero. Ma su questo una differenza davvero interessante: Josef Mayr-Nusser era in un certo senso un intellettuale, era un dirigente dell’Azione Cattolica nella sua terra sud-tirolese; e per lui il tema centrale della sua riflessione e della sua scelta era quello della testimonianza che un leader cattolico deve incarnare per la sua gente. Franz Jagerstatter era invece un agricoltore, un semplice contadino che aveva fatto solo la quinta elementare. Io vengo dal mondo della campagna: i miei nonni e i miei genitori erano dei contadini e avevano fatto la terza elementare. Sinceramente faccio fatica ad immaginare come un contadino con la quinta elementare possa essere stato poi un accanito lettore come Franz, un lettore soprattutto della Bibbia e di testi cristiani, sui quali ha saputo formare una coscienza davvero forte e libera che lo ha portato, contro tutti e contri tutto, alle scelte che sappiamo. Il libro di Francesco Comina è interamente farcito di citazioni di lettere e scritti lasciatici da Franz Jagerstatter. Ho poi saputo che tutti i suoi scritti sono già stati pubblicati e tradotti in italiano: “Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell’obiettore-contadino che si oppose ad Adolf Hitler” (Editore Berti 2005); opera che mi ripropongo di trovare in qualche biblioteca, visto che ora è fuori commercio, e di leggere quanto prima. Ho la suggestione però che questa raccolta potrebbe essere, da una parte paragonata alla ben più famosa raccolta di scritti dal carcere, Resistenza e Resa, del teologo riformato Dietrich Bonoeffer, citato da papa Francesco accanto a Franz; dall’altra, questi scritti potrebbero costituire la base per considerare Franz Jagerstatter come un vero “Padre della Chiesa” di questi tempi moderni, visto che davvero in lui era lo Spirito a parlare, come la stessa Chiesa ha oggi riconosciuto.
C’è infine una ultima cosa che accomuna i due giovani martiri per la pace: entrambi, dopo quasi sessanta anni dal loro martirio, sono stati non solo riscoperti, ma anche la loro testimonianza valorizzata in ambito cattolico, riconoscendoli come esempi assolutamente da proporre: entrambi sono stati dichiarati “beati”: il 26 ottobre 2007 papa Benedetto XVI ha proclamato Franz Jagerstatter come martire per la pace; la stessa cosa ha fatto papa Francesco il 17 marzo 2017 con Josef Mayr-Nusser. Franzisca, la moglie di Franz Jagestatter e madre dei suoi tre figli, dopo aver subito un ostracismo totale da parte della gente del suo paese per quasi 50 anni, tenuta a distanza perché considerata colpevole di aver traviato suo marito, ha potuto assistere, ancora vivente, alla beatificazione del marito.
Leggendo i due libri di Francesco Comina ci si rende conto che nel mondo germanico (Sudtirolo, Austria e Germania) ci sono stati degli oppositori al regime di Hitler che hanno pagato con la vita questa loro opposizione. Pensiamo ad esempio ai giovani universitari della Rosa Bianca di Monaco. Io conoscevo quasi solo l’esperienza della Chiesa confessante, della quale uno dei protagonisti più famosi era stato il teologo Dietrich Bonoeffer, ricordato da papa Francesco nel testo citato sopra insieme a Franz Jagerstatter, giustiziati nello stesso carcere. Ci sono stati, anche se davvero troppo pochi, pure preti e leader religiosi che hanno pagato caro questa loro opposizione. Lavori storico-letterari come quello che sta portando avanti Francesco Comina, sono estremamente interessanti ed importati, perché dimostrano che in ogni tempo si può e si deve reagire allo strapotere omicida che si manifesta in vari modi anche nel mondo contemporaneo e che tende ad anestetizzare la gente rendendola capace di accettare come normali le peggiori violenze, come è successo a Civitanova qualche giorno fa davanti all’assassinio pubblico di Alika Ogorchukwu, dove le tante persone presenti hanno creduto ragionevole stare a guardare e magari filmare, ma non intervenire. Oppure come nella guerra in Ucraina dove le opposte propagande di regime, quella russa e quella occidentale, cercano di farci pensare che la guerra è giusta e va combattuta, invece che radicalmente rifiutata, come richiede ad esempio la nostra stessa costituzione all’art. 11, e sostituita con la diplomazia o con forme di resistenza nonviolenta che lotti per la propria libertà ma rifiuta distruzione e morte. Franz Jagerstatter e Josef Mayr-Nusser potrebbero essere di esempio ai giovani russi per rifiutare di andare a combattere in ucraina; ma potrebbero essere di esempio anche per rifiutare una resistenza violenta e l’invio di armi sempre più potenti per supportare questa difesa armata che genera solo il prolungamento della distruzione e dei massacri, in favore di una resistenza combattuta con le armi della nonviolenza. E’ per questo che papa Francesco, ha scelto proprio Franz Jagestatter come proposta, tra tutti gli esempi che avrebbe potuto additare ai giovani europei; quei giovani che hanno il compito di trasformare la vecchia Europa in una nuova Europa dagli “occhi grandi” come sembra sia l’etimologia della stessa parola ‘europa’.
Franco Pignotti
Bibliografia
F. COMINA, Solo contro Hitler. Franz Jagerstatter, il primato della coscienza, Ed. EMI 2021
F. COMINA, L’uomo che disse NO a Hitler. Josef Mayr-Nusser, un eroe solitario, Ed. IL MARGINE 2014
Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell’obiettore-contadino che si oppose ad Adolf Hitler” di Franz Jägerstätter, a cura di Giampiero Girardi, traduzione di Lucia Togni, prefazione di Luigi Bettazzi, premessa di Erna Putz, Ed. Berti, Piacenza, 2005
Una storia d’amore, di fede e di coraggio. Franz e Franziska Jägerstätter di fronte al nazismo, a cura di G. Girardi e L. Togni– Ed. Il Pozzo di Giacobbe 2013
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